mercoledì 6 luglio 2022

Due recensioni al libro di Carvelli

 RECENSIONE

Francesca Ghiribelli

 

Ormai leggiamo molti libri sul Covid, un periodo che purtroppo abbiamo vissuto e stiamo vivendo sulla nostra pelle e che resterà cicatrice indelebile nei secoli anche per le nuove generazioni. Ma questo è un libro che si discosta dalle solite letture che riprendono il Coronavirus, perché un diario di viaggio romanzato. Una forma narrativa e scritturale che amo molto come genere di letteratura e che purtroppo si trova meno spesso di altri generi. L’autore ci fa filosofeggiare sul significato del tempo e racchiude poi l’arco temporale della narrazione in un anno, il peggiore che abbiamo vissuto a causa del Covid-19.

 Un diario di bordo filosofico, narrante, che si divide fra staticità riflessiva e dinamismo di introspezione umana. Lo scrittore mette per la prima volta in modo esauriente a nudo l’anima di ognuno di noi. Ciò che veramente abbiamo provato e proviamo tra emozioni e sentimenti in un periodo difficile e tragico come quello della pandemia. Ho apprezzato molto da credente il collegamento con l’anno di riflessione dedicato da Papa Francesco alla famiglia. E come la famiglia e la speranza siano i temi portanti anche di questo libro e della nostra vita in momenti così delicati.

 Carvelli ci esorta a farci capire come il lockdown sia riuscito a renderci ancora più diffidenti e sospetti verso il prossimo aggiungendo il forzato distanziamento sociale che ha appunto contrastato sentimenti di solidarietà e di sostegno. Ci spinge a pensare alla vera mancanza che abbiamo sentito degli amici e delle persone care che a causa della distanza magari non abbiamo potuto abbracciare, visto che neanche quelli più vicini potevano farlo. Ma Carvelli parla anche della morte del presente e del passato, interrogandoci addirittura sul suo significato futuro. E inoltre anche di come ci sentiamo braccati senza sosta da un nemico invisibile, in questo caso il Covid; in fondo nessuno in generale è mai fuori pericolo dal male improvviso della vita e dalla morte che incombe dietro l’angolo. E infine ci invita a prendere anche il lato positivo che a volte il brutto ci porta: come il riscoprire il lento trascorrere del tempo tra le mura domestiche a causa della forzata chiusura in casa, a rivalutare il piacere della lettura e delle tante cose che magari la frenesia della vita ci porta a non valorizzare. A molte persone il maledetto Coronavirus è servito a riflettere sul fatto che non ci siamo mai accorti di tutto quello che avevamo prima, perché solo quando lo perdiamo ci si accorge del suo vero valore.