domenica 21 luglio 2013

Leonardo Riolo in un articolo di Pasquale Minniti (1999)

Scandale - Leonardo Riolo davanti al suo Albergo - Ristorante

Leonardo Riolo - Musicista, scultore di talento e grande lavoratore. Anche lui, come la stragrande maggioranza dei calabresi, è stato costretto ad emigrare all’estero. Quando lui è emigrato in Germania erano gli anni immediatamente successivi alla IIª Guerra Mondiale, persa dai tedeschi su tutte le latitudini della terra e su tutti i fronti, ma ancora maledettamente ostili ad accettare l’Armistizio con i popoli che, secondo loro, avevano ostacolato la realizzazione del grande sogno imperialista della razza ariana.
Per non dire che molti di loro non si erano ancora neppure accorti che la guerra era finita e che gli italiani del Sud che scendevano in massa dai treni con le valigette di cartone e i vestiti rattoppati non erano, in effetti, soldati invasori travestiti da straccioni. Ciò per dire che non è stato assolutamente facile per i nostri emigrati farsi accettare da quel popolo, anch’esso, come il nostro, sconfitto e martoriato dalla guerra, frustrato ed umiliato da tutti quegli eventi storici e politici, interni ed esterni, che stavano per l’appunto facendo emergere il robot imperialista americano.
Dopo quello calabrese, quello tedesco è stato d’allora sino ad oggi il contesto socio-politico in cui è cresciuta l’anima profondamente artistica di Leonardo Riolo. A tal punto, penso sia facile immaginare i disagi, le difficoltà che ogni giorno incontra il lavoratore emigrato per uscire dal degrado del “ghetto”, per entrare ed emergere artisticamente nel suo contesto sociale. Diciamo che ciò è praticamente impossibile. La società che ti ospita, quand’anche abbia accettato alla fine la convivenza coi miserabili e miserandi stranieri, non è disposta, al tempo stesso, ad accettare, a riconoscere, a favorirne la realizzazione e l’ascesa in campo artistico. In tal senso, lo straniero, l’artista-lavoratore non ha un contesto... dovrà vedersela da solo. È solo... solo con la sua passione, il suo bisogno di inventare, di creare, di scaricare all’esterno su qualche oggetto (una tela, una pietra, un tronco d’albero, ecc.) la sua tensione interna. Cosa che l’artista fa, puntualmente. Sì, perché non estrinsecare ciò che si ha “dentro”, significa proiettare la propria vita fuori dal mondo, scomparire, morire.
Le opere d’arte, d’altronde, si possono fare a prescindere dai contesti e dai condizionamenti esterni. E chi ce le ha dentro, le tira fuori senza dare mai particolare importanza ai processi, spesso inevitabili, di mercificazione e di falsificazione che poi si possono fare all’esterno sui vari mercati dell’Eldorado. In altre parole, i veri artisti come Leonardo Riolo danno un valore intrinseco alle proprie opere. Non creano per vendere... ma per trasmettere messaggi, per comunicare in un mondo purtroppo ancora così introverso e ottuso. Secondo me, il significato  profondo delle pitture e delle sculture dell’artista di cui stiamo parlando deve essere ricercato appunto nella sua gestualità e nelle sue esposizioni. Egli riempie di affreschi , quadri, sculture, innanzi tutto il luogo in cui vive. le sue abitazioni ed i  suoi Ristoranti, in Germania e a Scandale, potrebbero essere scambiati tranquillamente per Musei d’Arte. E chi ci va, resta subito colpito, affascinato, estasiato. [...]
È la storia di un uomo e di una numerosa famiglia scandalese. Leonardo è il primogenito di tredici figli. Ed è lui ovviamente il primo ad andare a lavorare altrove, visto che a Calabria di quel tempo sembrava bloccata e condannata alla miseria. Tutti quanti gli altri fratelli, uno ad uno, lo seguiranno, come è stato già detto, in Germania. E in Germania, questi splendidi ragazzi Calabresi, lavorando duramente come sono abituati a fare, si fanno strada, emergono. ciascuno di loro ha ora una storia lunga ed interessante da raccontare. Emilio, uno dei fratelli più piccoli di Leonardo, è stato campione nazionale di sollevamento pesi in Germania. E ciò deve pur significare qualcosa. Di sicuro, significa che i componenti di codesta famiglia, oltre al temperamento artistico, hanno anche la forza fisica. Ed io, conoscendoli bene, vi aggiungo pure il ”coraggio”.

Questo articolo si trova nelle ultime pagine del libro di Luigi Scalise, Scandale e Leonia, Edizioni Cronache Italiane - Arti Grafiche Sud – Fratte, Salerno, 1999.

Interno del Ristorante Rio

Scorcio del giardino dell'Albergo