domenica 28 dicembre 2025

Gino Scalise

 

Don Nicola Girimonti e Gino Scalise

Gino Scalise in una intervista a Mons. Serafino Parisi, vescovo di Lamezia


Gino Scalise, lei lo ha conosciuto molto bene, s’impegnò in politica fino a diventare sindaco di Scandale nella prima metà degli anni ’70 del secolo scorso. Era uno che credeva nella politica come servizio alla comunità. Ed era un oblato laico di don Mottola.

 Quel periodo è stato segnato a Scandale da due personaggi: uno è lui, Gino Scalise; l’altro personaggio è il parroco storico di Scandale, don Renato Cosentini, quello che aprì la Casa di Carità e col quale Gino Scalise ebbe anche degli scontri, da presidente dell’Azione cattolica, perché non risparmiava niente a nessuno e si faceva sentire. Erano tempi diversi… Per esempio, oggi sarebbero improponibili alcune cose che si facevano allora, quando si trattava di rispettare non tanto la freddezza della norma di legge – per esempio con alcuni bambini e bambine orfane, che venivano portate in questa Casa, che venivano affidate anche dal tribunale – ma si voleva dare la possibilità alla norma di superare sé stessa, mettendo dentro quella norma la finalità vera, cioè quella dell’amore che supera a volte la freddezza di alcune regole. La norma era un riferimento certamente di tipo legale, ma che doveva servire, anche superando sé stessa, a fare in modo che la giustizia venisse affermata. Quindi c’era una grande visione e Gino Scalise è stato uno di quelli che su questo ci ha scommesso tantissimo. Anche nella gestione del Comune a Scandale lui ha fatto prevalere questo aspetto che noi diciamo di umanità all’interno della norma, che è stato lo stile che ha caratterizzato la sua vita.

 Potrebbe Gino Scalise essere additato come esempio di cattolico che si impegna in politica?

 Si. Ed io spero che in un futuro prossimo la testimonianza da lui vissuta – l’ho anche detto scrivendo la prefazione ad un libro su di lui, scritto da Iginio Carvelli – possa essere vagliata per una verifica della sua reale santità. Gino Scalise ha vissuto la sua vita, intanto, nell’ultima fase, per la mamma che ha curato fino all’ultimo. Poi, lui aveva sofferto da ragazzo, era stato a Roma avendo un problema motorio; quindi, conosceva la sofferenza perché l’aveva vissuta sulla pelle; e successivamente, ha vissuto totalmente dedicato agli altri. Io so – e spero di poterla dare questa testimonianza – che il suo stipendio di sindaco veniva distribuito agli indigenti e quando è morto, la casa l’ha lasciata alla persona che l’accudiva ed alla sua famiglia che ne aveva bisogno.

 Potrebbe dunque partire per lui la causa di beatificazione?

 Certamente. Gino peraltro era padrino di cresima di un sacerdote crotonese, don Simone Scaramuzzino il quale conserva tantissime lettere di Scalise di grande interesse. Io mi ero mosso già da parroco, adesso potrò essere ascoltato da vescovo ed al nuovo arcivescovo di Crotone dirò: “Noi abbiamo un bellissimo esempio di cristiano”.

 Parte di una intervista di Pasqualino Pandullo del 21 Dicembre 2024 al Vescovo di Lamezia Mons. Serafino Parisi, pubblicata su Parva Favilla dal titolo: “Il respiro affannato degli ultimi al centro delle politiche sociali”