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| Don Nicola Girimonti e Gino Scalise |
Gino Scalise in una intervista a Mons.
Serafino Parisi, vescovo di Lamezia
Gino
Scalise, lei lo ha conosciuto molto bene, s’impegnò in politica fino a
diventare sindaco di Scandale nella prima metà degli anni ’70 del secolo
scorso. Era uno che credeva nella politica come servizio alla comunità. Ed era
un oblato laico di don Mottola.
Quel
periodo è stato segnato a Scandale da due personaggi: uno è lui, Gino Scalise;
l’altro personaggio è il parroco storico di Scandale, don Renato Cosentini,
quello che aprì la Casa di Carità e col quale Gino Scalise ebbe anche degli
scontri, da presidente dell’Azione cattolica, perché non risparmiava niente a
nessuno e si faceva sentire. Erano tempi diversi… Per esempio, oggi sarebbero
improponibili alcune cose che si facevano allora, quando si trattava di
rispettare non tanto la freddezza della norma di legge – per esempio con alcuni
bambini e bambine orfane, che venivano portate in questa Casa, che venivano
affidate anche dal tribunale – ma si voleva dare la possibilità alla norma di
superare sé stessa, mettendo dentro quella norma la finalità vera, cioè quella
dell’amore che supera a volte la freddezza di alcune regole. La norma era un
riferimento certamente di tipo legale, ma che doveva servire, anche superando
sé stessa, a fare in modo che la giustizia venisse affermata. Quindi c’era una
grande visione e Gino Scalise è stato uno di quelli che su questo ci ha
scommesso tantissimo. Anche nella gestione del Comune a Scandale lui ha fatto
prevalere questo aspetto che noi diciamo di umanità all’interno della norma,
che è stato lo stile che ha caratterizzato la sua vita.
Potrebbe
Gino Scalise essere additato come esempio di cattolico che si impegna in
politica?
Si.
Ed io spero che in un futuro prossimo la testimonianza da lui vissuta – l’ho
anche detto scrivendo la prefazione ad un libro su di lui, scritto da Iginio
Carvelli – possa essere vagliata per una verifica della sua reale santità. Gino
Scalise ha vissuto la sua vita, intanto, nell’ultima fase, per la mamma che ha
curato fino all’ultimo. Poi, lui aveva sofferto da ragazzo, era stato a Roma
avendo un problema motorio; quindi, conosceva la sofferenza perché l’aveva
vissuta sulla pelle; e successivamente, ha vissuto totalmente dedicato agli
altri. Io so – e spero di poterla dare questa testimonianza – che il suo
stipendio di sindaco veniva distribuito agli indigenti e quando è morto, la
casa l’ha lasciata alla persona che l’accudiva ed alla sua famiglia che ne
aveva bisogno.
Potrebbe
dunque partire per lui la causa di beatificazione?
Certamente.
Gino peraltro era padrino di cresima di un sacerdote crotonese, don Simone
Scaramuzzino il quale conserva tantissime lettere di Scalise di grande
interesse. Io mi ero mosso già da parroco, adesso potrò essere ascoltato da
vescovo ed al nuovo arcivescovo di Crotone dirò: “Noi abbiamo un bellissimo
esempio di cristiano”.
Parte
di una intervista di Pasqualino Pandullo del 21 Dicembre 2024 al Vescovo di
Lamezia Mons. Serafino Parisi, pubblicata su Parva Favilla dal titolo: “Il
respiro affannato degli ultimi al centro delle politiche sociali”