Corrado Alvaro |
Problematicità di Corrado Alvaro
La
produzione letteraria di Corrado Alvaro, nato a San Luca d’Aspromonte nel 1895
e morto a Roma nel 1956, costituì una delle prime manifestazioni di un nuovo
realismo che per lui, meridionale, ebbe un essenziale modello in Verga, ma che,
per la vicinanza con Pirandello e con le prospettive di «900», si allargò verso
suggestioni liriche e fantastiche, trasponendo le vicende narrate in
significati assoluti, in un orizzonte mitico carico di risonanze personali e
autobiografiche e complicato da un’ostinata problematicità.
Lo
scrittore, che aveva scelto di vivere la realtà moderna e si era allontanato
dalla sua terra, prendeva avvio dalla distanza irriducibile e dagli scontri
inevitabili tra la realtà calabrese, ancora chiusa nei suoi valori e nella sua
miseria senza tempo, e la realtà del mondo industriale e cittadino; risalendo
alle proprie radici nell’infanzia e nell’adolescenza, ritrovava una memoria che
non offriva dolcezza e consolazione, ma era segnata dallo scontro tra la
nostalgia per quel mondo primitivo e incontaminato e lo sforzo di uscire dalla
sua secolare arretratezza e violenza.
In
una varia produzione di racconti (si ricordi il volume L’amata alla finestra, 1929) Alvaro rappresentò sia la vita
contadina sia quella cittadina, soprattutto nel viluppo di malesseri e di
desideri che costituisce l’esperienza di giovani e di adolescenti. Il romanzo
breve Gente in Aspromonte (1930) può
considerarsi l’opera migliore di Alvaro, con la narrazione incalzante di una
vicenda di oppressione, di impegno per il riscatto sociale, di rivolta
vendicatrice, legata alla scoperta della violenza della realtà da parte di un
adolescente calabrese (sullo sfondo di paesaggi e rapporti umani visti con una
suggestiva carica lirica e mitica).
Un
orizzonte completamente diverso è quello del romanzo L’uomo è forte (1938), scritto dopo un viaggio nella Russia
sovietica e rivolto a rappresentare il carattere allucinato di una società
totalitaria.
Carattere
direttamente autobiografico hanno i tre romanzi del ciclo Memorie del mondo sommerso, che seguono la vita di Rinaldo Diacono,
dall’infanzia e dall’adolescenza trascorse in un paese del meridione e in un
collegio nelle vicinanze di Roma (il primo romanzo del ciclo, L’età breve, 1946, fu il solo compiuto e
pubblicato dall’autore).
Giulio
Ferroni, Profilo storico della
letteratura italiana, Einaudi scuola, 1992, volume II, pag. 759.