FUOCO GRECO
Sulla fine del VII secolo d.C. l’impero
bizantino introdusse nelle battaglie navali, ma anche in quelle di terra,
un’arma segreta, cioè quello che tutti chiamano il “fuoco greco”: espressione
usata per indicare una miscela incendiaria che veniva spruzzata sulle navi e
queste, essendo fatte di legno, prendevano immediatamente fuoco. Il liquido
veniva tenuto in grandi otri di pelle o in vasi di terracotta chiamati siphones che all’occorrenza venivano
lanciati. Oggi gli esperti ritengono che fosse una miscela di pece, salnitro,
zolfo, nafta e calce viva.
Per secoli la formula segreta, che
conoscevano in pochi, è stata tramandata da un imperatore all’altro. Dall’inizio
del XIII secolo, probabilmente per la perdita della formula o per il difficile
reperimento di tutte le sostanze necessarie, l’uso del cosiddetto “fuoco greco”
nelle battaglie divenne raro e scomparve.
Comunque, fu proprio l'utilizzo di
questa miscela che fece fallire vari assedi degli Arabi musulmani alla città di
Costantinopoli a cominciare dall’ottavo secolo e rese i Bizantini invincibili
per centinaia di anni.