domenica 29 novembre 2020

Lettera di Rossi Doria a Lucia Trucco

 

La signorina Lucia Trucco, detta Mimma, in una foto scattata a Scandale in Via Roma nel novembre del 1954. A sinistra, il prof. Manlio Rossi Doria. Dietro di lei l'ingegnere Alberto Marsella e il prof. Gilberto Antonio Marselli.

Alla Signorina Mimma Trucco c/o Facca

Via Ferrarsi 6 Meugliano, Vico Canavese (Torino).

 

 Portici, 2 aprile 1956

 

Cara Mimma,

ecco anche a te la copia di tutto il carteggio Scuola Materna Scandale. Spero che il ritardo non abbia arrecato danno.

Contiamo di vederti presto di passaggio, dopo che avrai preso gli accordi con la Thompson. Noi tornati ieri da Positano, staremo qui fino al 12. Poi per una settimana o poco più da Gaetani a Sasso. Il 23 andremo con Angela Zucconi e forse Rocco da Danilo e prima del 30 saremo di nuovo qui per restar più o meno fermi alla partenza per l’Inghilterra, verso il 23 settembre.

Trasmetti a Berto questo scadenzario perché si regoli per la sua visita qui. Forse conviene rimandarla al 1 settembre. Ho avuto nuova conferma che il posto sarà funzionante qui fin dal novembre.

In questi giorni a Positano non ho fatto assolutamente niente. Scandale comincerà, perciò, solo domani o dopodomani. 

Molti cari saluti a tutti, da tutti.

Sergio e Françoise sono stati carissimi e ci auguriamo di rivederli un altro anno.

 

Affettuosamente. Manlio Rossi-Doria

 

Roma, Biblioteca Giustino Fortunato, Fondo Rossi-Doria, Scandale, vol. VI, fascicoli VA 37-40.

 

Nota

 

La signora Lucia Trucco, detta Mimma, assistente di Rossi Doria a Scandale nel 1955 è anche la moglie del Prof. Michele De Benedictis che ha curato nel 2007 la pubblicazione del libro di Manlio Rossi Doria, Un paese di Calabria [Scandale], l’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007. È morta il 19 maggio 2019.

 


Scandale nei quadri

 

Scorci di Scandale in tre quadri del pittore Angelo Sgarriglia



Paesi di Calabria - Le Castella

Le Castella - Isola Capo Rizzuto



 

Poesia di Eugenio Montale

 

Eugenio Montale


Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida

scorta per avventura tra le petraie d’un greto,

esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;

e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.

Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,

se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,

o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua

e recano il loro soffrire con sé come un talismano.

Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie

sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,

e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia

schietto come la cima d’una giovinetta palma…

 

Eugenio Montale

Genova 1896 – Milano 1981

Poeta e scrittore. Premio Nobel per la letteratura nel 1975

 


sabato 28 novembre 2020

E Maradona disse...

 

Diego Armando Maradona

"Non è Napoli che è sporca, è l'Italia che l'ha sporcata"

 

"Sai cosa vuol dire per una squadra del Sud andare dall'avvocato Agnelli e fargliene tre? Credo di no"

 

"Quando mi accorsi che a Verona, Bergamo, Brescia, Milano, ci accoglievano con striscioni con scritto 'Benvenuti in Italia' o 'Lavatevi', capii che eravamo lì per qualcosa di più che per una partita di calcio"


Diego Armando Maradona

Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020

Calciatore





Scandale contro la violenza sulle donne

 

Comune di Scandale - Panchina in Via Nazionale con la scritta "Le donne sorreggono metà del cielo"

Stemma del Comune di Scandale in un disegno di Bruno Fracasso, pubblicato su un sito di Araldica


Viaggio in Calabria

Carfizzi

Passo della Zita a Bova Superiore


Palmi durante la festa della Varia

 

mercoledì 25 novembre 2020

Duret de Tavel - Lettere da Longobucco

Longobucco in una foto recente


Rossano, 17 ottobre 1808
Nello scorso mese di agosto il battaglione ricevette l'ordine di recarsi a Longobucco per sedare una rivolta. Gli abitanti si erano rifiutati di pagare le tasse e avevano cacciato l'esattore dopo avere ucciso molti soldati della sua scorta. Contro di loro si fece marciare un distaccamento di duecento uomini, che però fu insufficiente per addentrarsi in quelle impenetrabili montagne…

Longobucco, 12 novembre 1808
Fallita ogni possibilità di compromesso davanti all'ostinazione di quei ribelli di cui vi ho parlato nella lettera precedente, il battaglione ricevette l'ordine di annientarli. Longobucco era il focolaio principale dell'insurrezione. Il 10 novembre cinquecentosessanta uomini, divisi in due colonne, partirono sul fare del giorno, operando in modo da trovarsi improvvisamente al centro dei villaggi insorti. Longobucco si trova a quindici miglia da Rossano. Le strade per raggiungerlo sono spaventose e tutte dominate da alte montagne. Per evitare di cadere in qualche imboscata, le nostre guide (lautamente pagate dall'esattore delle imposte del circondario) ci condussero con prudenza e abilità attraverso delle estese foreste dove si incontrano solo branchi di daini e di caprioli, i soli abitanti di questi luoghi solitari. Verso le quindici giungemmo nel bosco convenuto per il ricongiungimento delle due colonne. La seconda era già arrivata e ci attendeva con molta impazienza poiché le campane dei paesi vicini suonavano a martello. Poco dopo una calca di contadini armati prese posizione su una montagna che domina tutta la zona. Ci preparammo subito ad attaccarla. Ma appena risuonò il nostro passo di carica, quella moltitudine, presa dallo spavento, si diede a una fuga disordinata. Prima che facesse notte raggiungemmo un'altura da dove si scorge Longobucco, che è situata in una vallata stretta, profonda e attraversata da un torrente che scorre fragorosamente tra enormi rocce. Le alte montagne boscose che circondano quest'orribile luogo vi spandono un colore cupo e selvaggio che ispira un senso di desolazione. Questo borgo è abitato da tremila persone schifose, quasi tutte chiodaioli, fabbri e carbonai. Il governo precedente se ne serviva per sfruttare le miniere d'argento che si trovano nelle vicinanze e che ora sono abbandonate.
Passammo la notte sulle alture, dopo aver stabilito una linea di fuoco per dare l'impressione di essere una forza assai superiore. Per lungo tempo nella stretta valle si udì un grande trambusto. Urla di spavento risuonavano da ogni parte. Senza dubbio, gli abitanti, temendo di vederci discendere durante la notte per mettere a ferro e a fuoco il paese, si affrettavano a porre in salvo i loro beni e se stessi. All’alba alcuni distaccamenti occuparono la sommità di tutte le montagne circostanti. Dopo di che duecento uomini scesero nel villaggio. Tutti gli abitanti l'avevano abbandonato durante la notte e non era rimasto che qualche vecchio innocuo e il curato, che ci venne incontro implorando l'umanità e l'indulgenza del comandante. Questi lo invitò con forza a esercitare tutta l'autorità del suo ministero per convincere gli abitanti a deporre le armi e a ritornare nelle loro case per non correre il rischio di vederle saccheggiate. Successivamente una gran parte di loro fece ritorno e la calma fu prontamente ristabilita. [...]

[Gli insorti di Longobucco si rifugiarono in un villaggio vicino]

Ci precipitammo sul villaggio, in gran parte circondato da un'alta muraglia, e malgrado la micidiale scarica che ci accolse e che mise fuori causa più di venti uomini, i guastatori sfondarono la porta. I soldati si riversarono nelle strade come un torrente in piena; allora ebbe inizio un orribile massacro, reso inevitabile dalla resistenza degli insorti che sparavano da tutte le case. Questo sventurato villaggio, saccheggiato e incendiato, subì gli inevitabili orrori che seguono ogni attacco. Il curato, un gran numero di donne, di fanciulli e di vecchi fortunatamente si rifugiarono in una chiesa, dove alcuni ufficiali si recarono per proteggere questo asilo dalla brutalità dei soldati. In questo combattimento subimmo perdite considerevoli; gli insorti, sterminati quasi completamente, lasciarono sul campo più di duecento morti. Molti di loro persero la vita cadendo dalle scarpate a strapiombo, da dove cercavano di mettersi in salvo. Sfortunatamente i principali capi della rivolta riuscirono a sfuggirci.


Brani tratti da Duret de Tavel, Lettere dalla Calabria, da pag. 106 in poi, Rubettino Editore, Soveria Mannelli 1996. Duret de Tavel era un ufficiale del corpo d’occupazione francese in Calabria negli anni 1807-1810. Le missive erano indirizzate al padre.


Scandalesi al Comune

 

Scandalesi al Comune in due immagini di repertorio


Il Comune di Scandale in una foto de Il Cirotano

Calabria in bianco e nero

 

Longobucco 1909

Pietrapaola

Monasterace

Le rassicurazioni di Alba Parietti

 

Alba Parietti


“Se qualcuno a fatto cilecca a livello sessuale con me? Tranne un paio, giuro, tutti!

Rassicuro i futuri, se ce ne saranno”

 

Alba Parietti

Alba Antonella Parietti

Torino, 2 luglio 1961 –

Showgirl e conduttrice televisiva

 

Così ai Lunatici, Programma di Rai Radio 2


domenica 22 novembre 2020

Nuccio Coriale - Poesie

 


Oscilla senza pace

il mio cuore

tra le stelle

e l'abisso del mare.

 

Nuccio Coriale

 


Come sospesi

 Viviamo questo tempo incerto

privo di orizzonti lontani.

Domande si accasciano

in una sala d’attesa:

cosa succederà domani?

Come sarà l’avvenire?

Potremo abbracciarci?

Potremo stare vicini,

stringerci la mano

senza avere paura dell’altro?

Eppure in primavera

non sono mancati i fiori,

l’estate è finita in un altro ricordo,

l’autunno ignaro prepara la vita

facendo cadere le foglie.

Dorme la natura

in questo letargo angoscioso,

viviamo sospesi.

Il vento soffia fra i miei capelli,

un’altra lacrima calda

mi scende per le narici

e scompare,

assorbita

dalla mia mascherina.

 

Nuccio Coriale

Al secolo, Carmine Coriale

Scandale 1972 –

Poeta

 


Quando andavamo alla Croce Rossa

 

Croce Rossa di Scandale in tre foto By Ros del 2018



Calabria da scoprire

 

Castello normanno di Rende

Capo Vaticano

Badolato - Chiesa dell'Immacolata

La guerra di Trump

Donald Trump

 "Ogni forza corrotta nella vita americana che ti ha tradito e ferito sta sostenendo Joe Biden: l'establishment fallito che ha dato inizio alle disastrose guerre straniere; I politici in carriera che hanno delocalizzato le tue industrie e decimato le tue fabbriche; I lobbisti delle frontiere aperte che hanno ucciso i nostri concittadini con droghe illegali, gang e criminalità; I Democratici di estrema sinistra che hanno rovinato le nostre scuole pubbliche, hanno impoverito i nostri centri urbani, hanno dismesso la nostra polizia e hanno sminuito la tua sacra fede e i tuoi valori; I radicali anti-americani diffamano la nostra nobile storia, eredità ed eroi; e Antifa, i rivoltosi, i saccheggiatori, i marxisti e gli estremisti di sinistra. Tutti sostengono Joe Biden!"

 

Donald John Trump

New York, 14 giugno 1946 -

Imprenditore e politico

45º Presidente degli Stati Uniti d'America dal 20 gennaio 2017

 

Da un discorso di Donald J. Trump del 2 novembre 2020, il giorno prima delle elezioni.

 

sabato 21 novembre 2020

Macellai Scandalesi

 

Emanuele Scalise - Campionato Italiano Giovani Macellai

Famiglie di Scandale

 

Famiglia Vasovino

Famiglia Pingitore

Famiglia Cerrelli

Famiglia Spina

Viaggiando con la mente

 

Santorini (Santa Irene) Grecia

Ponte dei Sospiri - Venezia

Cina - Grande Muraglia

Il fratello fascista di Antonio Gramsci

 

Mario e Antonio Gramsci


Mario Gramsci

Sorgono, 9 febbraio 1893 – Varese, 24 novembre 1945

Militare italiano, fondò la sede di Varese del Partito Nazionale Fascista. Fratello del fondatore del PCI Antonio Gramsci.

 

 

“Ma la storia più imbarazzante riguarda il terzo fratello, minore di due anni di Antonio; un fratello rimosso, di cui si tace nella agiografia gramsciana. Perché Mario Gramsci fu fascista, dall’inizio e fino alla fine. Mario era stato un adolescente estroverso e gioviale, a differenza di Antonio, pacato e posato, con cui però aveva grande intesa. Fu avviato al seminario. Ma lui si rifiutò di indossare la tonaca, voleva sposarsi e disse ai suoi famigliari: «Piuttosto mandateci Nino [così chiamavano Antonio] in seminario. Lui alle ragazze non ci pensa e il prete può farlo». Si arruolò nell’esercito, poi andò a combattere volontario nella Prima guerra mondiale, tornò sottotenente. Diventò fascista e fu il primo segretario federale di Varese. Non lo dissuase né suo fratello maggiore né le bastonate dei «compagni» di suo fratello. Mario Gramsci fu fascista in disparte e non in carriera.

 

A Varese, dove risiedeva, sposò una donna dell’aristocrazia lombarda. E una volta, nel 1921, l’anno della scissione di Livorno e della nascita del Partito comunista, Antonio andò a trovare suo fratello, stette da lui a Varese per una ventina di giorni. Mario partecipò alla Marcia su Roma. Cercò di aiutare suo fratello Antonio durante il regime, gli scrisse lettere premurose quando era in carcere. Partì volontario per la guerra d’Abissinia e combatté nel '41 in Africa settentrionale. Rimase fascista turante il regime, aderì poi alla Repubblica sociale, fu fatto prigioniero, cercarono vanamente di fargli abiurare la sua fede fascista. Venne deportato in un campo di concentramento in Australia. Rientrò nel '45 con la morte nel petto e morì poco dopo il rientro per le malattie contratte durante la prigionia . La sua fine fu in un ospedale di terz’ordine, dimenticato da tutti, assistito dai suoi famigliari”

 

 

Marcello Veneziani, Gramsci e i suoi fratelli, tre storie tormentate, Panorama 21 ottobre 2020, p. 57


mercoledì 18 novembre 2020

Massime e aforismi - Tito Lucrezio Caro

Busto ottocentesco di Lucrezio



“Dolce, quando nel mare immenso i venti sconvolgono le acque, contemplare dalla riva l’affanno grande di altri, non perché l’angoscia di un uomo dia gioia e sollievo, ma perché è dolce vedere da che mali tu stesso sei libero”



Lucrezio
Tito Lucrezio Caro
In Campania 98 ca – Roma 55 ca a.C
Poeta latino



Tito Lucrezio Caro, De rerum natura, UTET, Torino, 1976, p. 133


Iginio Carvelli - Panchina rossa a Scandale

 

Articolo di Iginio Carvelli sulla violenza di genere

La Masseria Zurlo nel territorio di Scandale

La Masseria Zurlo, ora "Agriturismo Leonia" , edificata nell'Ottocento sui ruderi del Vescovato di San Leone


Cortile interno della Masseria

 

domenica 15 novembre 2020

A proposito di Condolio Vecchio

La collina che vedete, sulle Carte Geografiche Militari del Novecento è indicata come La Lustra: sui vecchi documenti “Lustre de Luchia”.

Per la cronaca, su questa strada interpoderale che passa per il Bosco Ferrato e va a Corazzo, nella zona Lustra-Visciglietto più o meno nel punto dove sono stati fatti scavi archeologici, sulla Carta Geografica Militare del 1877 c’è scritto “Condolio Vecchio”: non so se è stato un errore o altro. Secondo la mia modesta opinione, però, chi disegnava queste Carte prendeva informazioni sul posto e quindi probabilmente si volevano indicare i ruderi della Chiesa della Stella che gli scandalesi pensavano fosse Condoleo Vecchio e che si trova più o meno a un chilometro dall’attuale chiesa di Condoleo. L’errore forse è stato fatto da chi ha disegnato la Carta Militare che ha messo questa indicazione un po’ di chilometri più in là. Infatti, sulle altre Carte geografiche, non esiste questa denominazione in quella zona. Per la precisione, sulla Carta del 1877 vicino a “Condolio Vecchio” c’è anche la denominazione “Bisciglietto” che è l’indicazione esatta della zona, che sulle Carte successive diventa “Viciglietto” e ora Visciglietto.

 

Sempre che qualcuno non voglia, con un po’ di fantasia, arrivare alla conclusione che i resti archeologici lì rinvenuti siano di un “Condolio Vecchio” a noi sconosciuto come indica la Carta Geografica Militare del 1877.

 

 

Resti archeologici in località “La Lustra” nel territorio del Comune di Scandale


Crotone

 

Crotone

Mercato di Crotone

Scorcio di una via di Crotone