venerdì 30 marzo 2012

Paesi di Calabria - Cirò




Cirò


Cirò porta un nome greco bizantino: iskhyròs (forte), o psykhròs (freddo). Patria dell’umanista Giano Teseo Casopero e dell’astronomo e matematico Luigi Giglio, detto erroneamente Lilio dal suo nome latinizzato, autore del calendario gregoriano. Centro importante anche nel periodo rinascimentale, ha un pittoresco centro storico che conserva il castello Carafa (sec. XVI), poi dei principi di Cariati. Generalmente viene chiamata Cirò Superiore, per distinguerla da Cirò Marina.


giovedì 29 marzo 2012

Domenica delle Palme



La domenica delle Palme a Scandale in due vecchie foto dell’Archivio Aprigliano.



mercoledì 28 marzo 2012

E Falcone disse...





“Perché uccidano ci vuole un’agibilità politica. Devono sentire che, in qualche modo, sei abbandonato a te stesso”



Giovanni Falcone


Palermo 1938 - 1992


martedì 27 marzo 2012

Unione Sportiva Scandale






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lunedì 26 marzo 2012

domenica 25 marzo 2012

Scandale, 1954 - Note di Viaggio del prof. Manlio Rossi Doria



Sopra, due foto scattate a Scandale nel 1955 e pubblicate nel libro di Manlio Rossi-Doria, Un paese di Calabria, l’Ancora del Mediterraneo, Napoli, 2007.



NOTE DI VIAGGIO


Scandale 12 novembre 1954


Ci siamo alzati tardi perché la stanchezza del viaggio era molta da smaltire. Solo alle nove sono uscito con Gilberto approfittando d’un momento che l’acqua aveva smesso. Piove, infatti, da ieri a ondate, mezz’ora sì e due no, e in qualche momento c’è anche il sole, ma quando piove, piove forte. Per la pioggia tutti i contadini erano rimasti in paese ed erano numerosi quando siamo passati. Alle prime parole di saluto e d’informazione di quel che eravamo e intendevamo fare s’è formato il crocchio e il grosso problema del paese – l’Ente Sila – è venuto fuori in tutti suoi termini. C’è materia, al riguardo per una prima nota. Questo primo incontro mi è servito già a sviluppare altri incontri con i contadini e potrà servirmi domani a impostar la conversazione con il capo – centro.


Siamo arrivati così più tardi in municipio e abbiamo parlato d’affari, di come sviluppare, cioè, il nostro lavoro con il Segretario comunale, il Sindaco, il collocatore ed altri pochi. Il materiale statistico è abbondante e ben ordinato e sotto questo riguardo le cose potranno andare bene. Ci siamo anche orientati sulla situazione politica. I risultati delle elezioni hanno portato alla vittoria dei democristiani nelle amministrative del 1952 e alla superiorità delle sinistre sui democristiani nelle politiche del 1953. L’organizzazione politica sembra, tuttavia, molto debole e in ogni parte esclusivamente con carattere elettorale. Le uniche due situazioni organizzative d’una certa consistenza sono il partito comunista e l’azione cattolica. In base alle informazioni finora raccolte il partito comunista conta su di un notevole numero di adesioni sicure, ma non ha una articolata ed efficiente situazione organizzativa: manca la differenziazione col partito socialista, manca un organizzato movimento femminile e giovanile, debole e inesistente l’organizzazione sindacale e la stessa Associazione degli assegnatari non sembra che abbia una notevole continuità d’azione.


Quanto all’azione cattolica il quadro fattomi dagli stessi dirigenti che erano lì, era quello di un’articolata organizzazione, ma probabilmente anche questa ha una consistenza e una continuità di non molto rilievo. L’interesse è che, mancando conventi, un clero numeroso e opere di carità (il solo prete è un giovanotto di San Mauro, don Renato), il movimento è tutto di laici ed è diretto dagli stessi quadri dell’amministrazione comunale: un impiegato comunale, la moglie del sindaco, ecc. S’è parlato poi a lungo della scuola, delle varie iniziative del Municipio e degli ostacoli che vi frappone il Genio Civile di Catanzaro. Comincio, cioè, ad avere materiale per una lunga nota che potrebbe aver titolo “Memorie d’un segretario comunale”.


All’ultimo, i contadini, che erano entrati in municipio ed erano alla porta della stanza dov’eravamo riuniti, han fatto ressa ed uno di loro s’è fatto avanti – Pietro Santoro – col quale, dopo aver a lungo conversato, mentre gli altri contadini facevano coro all’intorno, ho combinato di andare lunedì o martedì a Ponte Corazzo a sentirlo parlare coi funzionari dell’Ente Sila e a vedere la sua terra.


Roma. Biblioteca Giustino Fortunato. Archivio Rossi-Doria, vol. II, fascicolo, 5. Notazioni personali di Rossi-Doria in forma di diario ricavate durante la permanenza a Scandale per l’inchiesta commissionata dall’Unesco. Versione dattiloscritta proveniente dalla Facoltà d’Agraria di Napoli - Portici.


venerdì 23 marzo 2012

Lady D


Lady Diana


Diana Spencer - Sandringham 1961 - Parigi 1997


Conosciuta anche come Lady D (in Italia) e come Lady Di (in Inghilterra)


“Non sempre le favole delle principesse finiscono bene. Era ormai diventata un singla: Lady Di, un personaggio della mediocre società mondana e della cronaca rosa. Inseguita da un malinconico destino e dai paparazzi.


Un suo bacio valeva, sul mercato degli scoop, un miliardo. La nostra storia sembra segnata dagli “scatti” fatali: Il medico di fiducia filma l’agonia di Pio XII e organizza un’asta.


Restano come aveva previsto Faruk, solo i re delle carte e quello d’Inghilterra: Carlo sarà il sovrano degli anni Duemila, per adesso deve accontentarsi di essere Principe di Galles, Duca di Cornovaglia, Conte di Carrick, Barone di Renfrew, Signore delle Isole e Gran Camerlengo di Scozia. E inoltre, vedovo, e legittimamente disponibile per quella matura signora a cui confidava, in un’intercettazione telefonica, perché è un sentimentale: “Vorrei essere il tuo Tampax”.


Se n’è andata Diana, quella moglie non amata, una brava signorina di buona famiglia, che forse aspirava, più che ad alloggiare nel castello di Windsor, dove occorre un completo da equitazione al mattino, un abito da pomeriggio per la colazione, la gonna per il tè e la sera si pranza in “lungo”, una pacata esistenza da moglie benestante. Forse non era preparata a quella parte: a quel marito che si occupava di storia e di archeologia, che sa comandare un dragamine e pilotare un jet, e suonare il violoncello, che ama Bach e sopportava appena i Beatles: Diana ha concluso decorosamente la sua missione ed è morta per un incidente banale, come una qualunque sfortunata automobilista di questa terra”.


Enzo Biagi, Dizionario del Novecento, RAI – ERI – Roma - Rizzoli, Milano, 2001, p. 179.



mercoledì 21 marzo 2012

Massime e aforismi - Umberto Eco



“Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”




UMBERTO ECO


Alessandria 1932


Scrittore, filosofo, semiologo e linguista italiano


lunedì 19 marzo 2012

domenica 18 marzo 2012

“I Luminari” di Scandale



Due foto By Ros dei “Luminari” 2011



Come da tradizione il 18 Marzo, sera che precede la festività di San Giuseppe, a Scandale si usa accendere fuochi "I Luminari" in onore del Santo. I fuochi consistono in enormi ammassi di frasche di ulivo che il popolo raccoglie nei luoghi aperti o in qualunque largo o "rue" ovvero rioni, con al centro un albero Chiamato «'U San Giuseppi» che verrà arso insieme alle frasche dove simbolicamente vengono innalzate al Cielo le preghiere, le suppliche e le speranze dei credenti. I preparativi iniziano con la potatura degli ulivi quando ragazzi e adulti si recano nelle campagne raccogliendo le fronde tagliate portandole nei propri rioni.


La sera del 18 Marzo, dopo i primi vespri della Festa vengono accesi "I Luminari" durante il quale, per devozione, si preparano pietanze tipiche, come una minestra saporita e piccante di pasta e ceci, ovvero “U Cumbitu” dall'italiano convito proprio perché viene consumato con vicini e parenti; e si banchetta con canti e danze popolari fino a tarda notte. Infine la brace dei "Luminari" viene divisa fra la gente del quartiere per riscaldare le proprie case. Tanta è la devozione e la fiducia verso il Santo che in ogni rione la gente si mobilità per rendere il suo "Luminario" più bello dell'altro quasi fosse una gara. In questa sera il paese si anima di uno spirito unico nel suo genere dove ogni asprezza e divisione sembrano sparire per condividere in armonia il dì di festa come una vera comunità fraterna.


Oggi, purtroppo, poca è la gente che s'impegna per organizzare "I Luminari" tanto che non più in tutti rioni si accendo i fuochi, motivo causato anche dall'urbanizzazione del paese. Tuttavia ci sono varie associazioni come la Pro Loco che provvedono all'organizzazione della festa mantenendo viva la tradizione. A loro va il ringraziamento di un’intera comunità.


Sintesi di un articolo di Antonello Voce sui “Luminari” di Scandale, pubblicato nel marzo 2011.




venerdì 16 marzo 2012

Il quadrato magico




SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS



Il quadrato magico del SATOR è una famosa struttura palindroma che da secoli ha attratto gli studiosi a causa del suo fascino. Si tratta di una frase in lingua latina - SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS - che può essere letta in entrambi i sensi.


Inizialmente si credette che il Quadrato fosse un'invenzione medievale, ma nel 1868 uno scavo archeologico tra le rovine dell'antica città romana di Corinium (oggi Cirencester, nel Gloucestershire, in Inghilterra) rivelò la curiosa iscrizione sull'intonaco di una casa databile al III sec. d.C. Il frammento è oggi conservato nel museo archeologico della stessa città. Il Quadrato appare nella sua versione speculare, che inizia con la parola ROTAS. Si cominciò allora a diffondere la convinzione che esso rappresentava un modo adottato dai primi Cristiani, per adorare la croce in forma dissimulata: infatti, la parola TENENT disegna al centro del quadrato una croce perfetta. La tesi cristiana fu rinforzata da un'ulteriore scoperta, avvenuta nella città siriana di Dura-Europos, sull'Eufrate, antica colonia romana (300-256 a.C.). In essa furono ritrovati quattro esemplari del Quadrato Magico.


Secondo alcuni Arepo sarebbe un nome di persona, quindi la frase si dovrebbe leggere così: “Il seminatore Arepo tiene in opera la ruota”. Secondo altri Il vocabolo deriverebbe dal termine celtico àrepos, che significava "aratro". Sembra, quindi, che questo termine venisse poi traslitterato nel latino arepus ad indicare appunto, il carro agricolo. Il significato letterale della frase assumerebbe questo senso: “Il seminatore, con il carro, tiene con cura le ruote”.


Ogni ipotesi, però, decadde nel 1925 quando gli scavi archeologici che interessarono i resti dell'antica città di Pompei, sepolta dalle ceneri dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., rivelarono sull'intonaco della casa di Quinto Paquio Proculo l'iscrizione del quadrato magico. Undici anni più tardi, nel 1936, ne fu rinvenuta un'altra, stavolta completa, sulla scanalatura di una colonna mediana nel portico occidentale della Grande Palestra. Questo ritrovamento risulta il più antico che sia stato effettuato, e per questo il Quadrato del SATOR è stato anche chiamato «Latercolo Pompeiano». Tale scoperta, secondo gli studiosi, porrebbe fine alla teoria cristiana.


La questione, però, rimane ancora aperta. Molti studiosi, ricercatori e appassionati di enigmistica, si arrovellano ancora oggi nel cercare di dare una nuova interpretazione al quadrato.



mercoledì 14 marzo 2012

Massime e aforismi - Hermann Hesse



“Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno”




HERMANN HESSE


Calw 1877 – Montagnola 1962


Scrittore tedesco naturalizzato svizzero. Premio Nobel 1946


domenica 11 marzo 2012

Antonio Fava - Una vita dedicata al Teatro



Sopra, Antonio Fava in una delle sue maschere. Nella foto sotto, Fava insieme al nostro “Presidente” Gino Scalise durante una sua breve visita a Scandale.


HANNO PORTATO LA LORO ARTE OVUNQUE E HANNO FONDATO A REGGIO IMPORTANTI SCUOLE. SONO ANTONIO FAVA, CON LA COMICITÀ ARGUTA DELLA COMMEDIA DELL’ARTE E MARINEL STEFANESCU, BALLERINO E COREOGRAFO DI DANZA CLASSICA


Un mestiere per “burla”


“È debordante, esplosivo, come il suo talento. Per spenderlo ha bisogno di girare il mondo: dall’Europa all’America dal Medio Oriente al Giappone. Del resto, l’inizio dell’esistenza di Antonio Fava è cominciata con un viaggio e da allora non ha più smesso. A quattro mesi di vita è arrivato a Reggio da Scandale (Crotone) e oggi, che di anni ne ha 58, continua a girare il mondo con la sua Commedia dell’Arte. È attore, autore e regista teatrale.


Sulla Commedia dell’Arte – di cui è protagonista e maestro riconosciuto – scrive anche libri tradotti in inglese e spagnolo e costruisce mirabili maschere ispirate, solo per la struttura di base, a quei personaggi archetipi come Pulcinella, Arlecchino e Pantalone che portano in scena la vita quotidiana. «Il teatro è cominciato qui in Italia, con la Commedia dell’Arte circa 500 anni fa – chiarisce Fava – In giro per il mondo non porto quindi due o tre mascherine o mossettine, ma un principio su cui si fonda il teatro moderno, il teatro professionista che significa affare, mestiere, organizzazione del lavoro».


Antonio Fava ha fondato e dirige a Reggio la Scuola internazionale dell’attore comico che accoglie ogni anno da 70 a 80 giovani attori e attrici professionisti da vari Paesi. Insegna anche in istituti, università e accademie d’arte drammatica di tutto il mondo. Dove passa lui nascono compagnie teatrali. Una carriera cominciata alla fine degli anni Sessanta con Dario Fo e che poi è stata costruita mattone su mattone, giorno dopo giorno, anche con l’aiuto della sua manager e moglie Dina Buccino”. [...]


Parte di un articolo pubblicato qualche anno fa dai due siti del Comune di Reggio Emilia.




venerdì 9 marzo 2012

Calabresi famosi - Vincenzo Iaquinta




VINCENZO IAQUINTA



Crotone, 21 novembre 1979


Calciatore. Campione del mondo con la Nazionale italiana nel 2006.


Ha detto:


“Il primo a credere in me è stato mio padre: pur di farmi allenare, non mi voleva nemmeno mandare a scuola. Che litigi, con la mamma, ma spesso la spuntava lui...”


giovedì 8 marzo 2012

Scandale in una foto



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La verità sull’8 marzo 1908




Secondo notizie che circolavano soprattutto nel periodo della guerra fredda, e che pochi si sono presi la briga di verificare, le origini della festa dell'8 Marzo risalirebbero al lontano 1908, quando, a New York (secondo altri a Chicago), le operaie dell'industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l'8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all'interno morirono arse dalle fiamme.



Gli storici dicono che non è avvenuto niente di tutto questo. La notizia è falsa. Chiunque può controllare i giornali dell’epoca e vedere come l’8 marzo 1908 sia a New York, sia a Chicago, non ci fu nessuno sciopero e nessun incendio. Per essere precisi, i giornali del 1911 di New York (quando già c’era la "Giornata della donna"), riportano che bruciò una fabbrica, per cause accidentali, e vi morirono alcuni uomini e alcune donne. Non c’entravano niente né il sindacato, né lo sciopero, né il mese di marzo.