Emilio Praga |
La strada
ferrata
Addio
bosco di frassini ombrosi,
ondeggianti
campagne di biade!
Del
villaggio tranquille contrade
dove
giuocano i bimbi al mattin.
Addio,
pace de’ campi pensosi,
solitarie
abitudini, addio;
l’operaio
sul verde pendio
già
discende il ferrato cammin.
Passerà
nell’antico convento,
sulle
fosse dei monaci estinti;
se
all’inferno non giacciono avvinti
lo sa
Iddio che stupor li corrà!
Dove il
cantico, inutile, lento,
si perdea
per la pinta navata,
volerà,
dal suo genio portata,
via,
fischiando, la sua scettica età.
Che
terrori nel nido latente
degli
ignari augelletti quel giorno!
Da
tugurio a capanna d’intorno
che
sussurro, che ciance quel dì!
Che dirà
questa povera gente,
cui
repente – il miracolo appare?
Vecchierelli,
aspettate a spirare
quando
giunta la strada sia qui.
Che diran
gli infelici a cui preme
la
tremenda miseria del pane?
E cui
nulla concede il dimane,
nella
vita, che affanni e sudor?
Quando
accanto all’aratro, che geme
lentamente
nei solchi girando,
scorrerà,
quasi ai pigri insultando,
l’uragano
del nostro vapor?
Emilio
Praga
Gorla
1839 – Milano 1875
Scrittore
e pittore
Piccola parte di una lunga poesia (tratta da Trasparenze), pubblicata nel 1878 dopo
la sua morte. Praga, che proveniva da una famiglia agiata, condusse una vita
sregolata. Tra i maggiori esponenti della Scapigliatura, morì in miseria,
distrutto dall’alcolismo, a soli 36 anni.