domenica 13 gennaio 2013

Dicono di noi

Scorcio di Scandale in un quadro del pittore Alberto Elia

COMUNE DI SCANDALE
Centro di pianura, di antiche origini, con un’economia basata prevalentemente sull’agricoltura, cui si affiancano modeste iniziative industriali e terziarie. Gli scandalesi, che presentano un indice di vecchiaia inferiore alla media, risiedono per la maggior parte nel capoluogo comunale; il resto della popolazione si distribuisce tra numerose case sparse e le località Foresta, Parrera, Timperosso e Via Provinciale. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con accentuate differenze di altitudine: si raggiungono i 382 metri di quota. L’abitato, con la parte vecchia ancora intatta e raccolta intorno ad alcuni slarghi, è immerso in una suggestiva cornice paesaggistica; interessato da una forte crescita edilizia, ha un andamento plano-altimetrico vario. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggia l’immagine di un vescovo, raffigurato nell’atto di benedire.

STORIA
Sorta in una zona abitata fin da tempi remoti, come testimoniano la necropoli preellenica e altri reperti archeologici, di età preistorica e protostorica, rinvenuti nei suoi dintorni, in passato si è chiamata Gaudioso. Il toponimo riflette probabilmente un elemento antroponimico, che può essere riportato al greco “skandàle”, avente il significato di ‘molla’. A lungo casale di Santa Severina, appartenne a diversi signori. Possedimento dei conti di Catanzaro fino alla seconda metà del XV secolo, passò poi alle nobili famiglie dei Carafa, dei Ruffo di Scilla e dei Grutter. Tornata ai Borboni, al termine della parentesi napoleonica, fu annessa all’Italia unita, insieme al resto della regione, partecipando alle successive vicende nazionali e internazionali. Sotto il profilo storico-architettonico interessanti sono: la chiesa matrice di San Nicola di Bari, di origine settecentesca, contenente pregevoli statue processionali; la chiesa della Santissima Addolorata; il palazzo dei baroni Drammis, con soffitti ricoperti da tessuti decorati; le case della famiglia Bonanno; i resti della casa del Giardino, esempio di villa rurale, della fine del XVIII secolo; una torre feudale e i ruderi della chiesa delle Stelle, lungo le vecchie vie di accesso al borgo, e la masseria Galloppà, nella località omonima.

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