domenica 12 dicembre 2010

La parrocchia di San Nicola descritta dall’architetto Onofrio Tango


La parrocchia di San Nicola a Scandale, in una vecchia foto dell’Archivio Tallarico.


Della nostra parrocchia costruita sicuramente subito dopo il 1555 se ne comincia a parlare nel Sinodo di Santa Anastasia del 14 maggio 1564, cioè nove anni dopo la fondazione del paese. I documenti ci dicono che fu chiamato al Sinodo “Lo prete greco de lo casale de Gaudiosi”, che si chiamava Don Gabriele Varipapa.

Nel sinodo del 30 maggio 1579 fu chiamato “Lo prete greco de Scandale” che si chiamava Don Basilio Sculco. Nel 1584 troviamo Don Tommaso Basilico, il quale in un atto del 6 maggio 1589 si firma: “Thomasio Basilico Archipresbitero ditti casalis Scandalis”. Bisognerà attendere il sinodo del 30 maggio 1593 per trovare oltre al prete greco anche quello latino. Nel frattempo aumentano i preti.

In un documento del 18 maggio 1597 troviamo che c’è “In casalis Scandali presbitero Joannes Bactistas Tagliaferrus”. Don Giovanni Battista Tagliaferro “curatus latinorum Scandalis” e Don Marcello de Pace, curatus grecorum Scandalis, compaiono in alcuni documenti del 1605.

Così fino al 1608 sono chiamati al Sinodo di Santa Anastasia sia l’arciprete dei Greci che il cappellano latino: dal 1609 è chiamato solo quello latino che ha la cura di tutta la comunità.


Nel 1653 l’architetto Onofrio Tango ci descrive la chiesa di San Nicola: i puntini indicano che sul documento originale deteriorato non si leggono più molte parole:


“Nella piazza di detto Casale è la Chiesa madre detta di Santo Nicola Vescovo la quale è grande ad una nave coverta con intempiatura repartita con…con rosoni indorata nel mezzo e la Cona [Icona]…di buona pittura, in testa è l’altare maggiore con costodia indorata dove assista il Santissimo e con scanni intorno per sedere… e una Cona sopra tela con… alla destra è San Giovanni e Santa Lucia et alla sinistra Santo Nicola e Santa Caterina. Alla nave destra sono sette Cappelle. La prima è la trasfigurazione di Nostro Signore. La seconda è Santa Maria del Carmine, alla destra è Santo Domenico et alla sinistra et Santo Francesco di Padua. La terza è la Cona di Nostra Signora di Porto Salvo con Santo Antonio e Santo Tommaso d’Aquino. La quarta è la Cona di Nostra Signora della Neve con Santo Leone e Santa Caterina. La quinta è la Cona di Santa Maria di Costantinopoli con Santo Tommaso Apostolo e Santo Domenico. La sesta è la Cona della Natività di Nostro Signore. La settima è una Cappella dove è Cona di Nostra Signora del Carmine, alla destra è Santo Lonardo e San Paolo et alla sinistra San Domenico e San Francesco de Padua jus patronato di Don Francesco Bendardo de Cutro. Nella quale Cappella è il fonte battesimale.

Segue alla mano sinistra sette altre Cappelle. La prima è di tutti i Santi. La seconda Nostra Signora dell’Arco con Santo Carlo e Santo Domenico. La terza è… con Santo Antonio e San Giuseppe. La quarta è Nostra Signora…alla destra è Santa Caterina e Santo Francesco de Padua et alla sinistra et Santo Pietro et Santo Filippo Nero. La quinta è la Cappella del Santissimo Rosario con una bellissima Cona con Nostra Signora con li quindici misteri, intorno guarnita de ornamenti di ligname indorato et ornamenti de colonne con suoi finimenti de pietra stuccata nella quale è la confraternita del Santissimo Rosario. La sesta è la Cona della Consolazione con Santo Agostino e Santa Monica. La settima è la Cona di Santa Maria della Sanità, Santa Lucia e San Pietro e Paolo. Da detto Coro si entra nella Sacrestia dove sono sette pianete di tutti i colori di seta e di tomasco con due chiuviali con li panni d’altare tre calici… suoi finimenti Croce ingensiero dui pal… catabuffa e di tomasco, tiene il suo campanile grande non finito con una campana grande… orologio a campana, viene servita da un Arciprete con cinque altri preti… parte d’essi coniugati li ponno importare al detto Arciprete tomoli 100 di grano et alli preti ducati 25 l’anno”.


Per un approfondimento, si consulti l’Apprezzo della città di Santa Severina, San Mauro e Scandale del 1653, volume del Fondo Arcivescovile 31 A (Foglio 32v e Foglio 33r). Il documento è stato pubblicato su “la Provinciakr” nei mesi di gennaio e febbraio 2008 da Andrea Pesavento e Pino Rende.