domenica 5 dicembre 2010

Iginio Carvelli, Diario di un cane randagio



Ho telefonato alla Falco Editore di Cosenza, che in soli tre giorni mi ha spedito questo nuovo lavoro del nostro compaesano Iginio, diverso nei contenuti dai libri pubblicati precedentemente.

In questo libro, Carvelli entra nel mondo della sofferenza degli animali. Immedesimandosi in un cane di nome Filippo, abbandonato nei pressi di una stazione di servizio, racconta sotto forma di diario la dura vita che il cane è costretto a fare per sopravvivere. Ne esce un bel racconto, che mette in luce il rapporto tra gli uomini e gli animali.

Di seguito due piccoli passi del libro:



“Michela va a sedersi su una panchina. È triste, si vede dagli occhi tutti rossi e lacrimosi. Michela mi accarezza, mi guarda fissa negli occhi e mi dice: «Filippo, ascoltami. Devo darti una notizia che certamente non ti farà piacere. Tu non puoi proseguire il viaggio con noi. Andiamo in vacanza in una località dove ai cani non è consentito entrare negli alberghi. Mi mancherai per una quindicina di giorni. Il mio papà ti lascerà al cane parking, una specie di canile di lusso. Dovrai avere solo la pazienza di attendere il nostro ritorno». Io faccio quattro moine di protesta e lei mi dice ancora: «Su, dai, non fare così. Dispiace anche a me lasciarti qui. Tu vivrai bene nel cane parking, conoscerai altri cani e ti divertirai un mondo».

Viene il papà di Michela e con una finta voce dolce mi dice: «Filippo, vieni con me». Io resisto, ma lui mi dà una strattonata da farmi male al collo. Non ho altra scelta che quella di seguirlo senza fare troppe storie. Andiamo. Attraversiamo un po’ di strada di campagna e poi allaccia il mio guinzaglio ad un alberello. Mi dice: «Qui stai al fresco. Al nostro ritorno verremo a prenderti». Se ne va a passo veloce ed io resto solo con la mia malinconia. Non vedo altri cani, né sento alcuna voce umana. Sento solo il rumore delle macchine che vanno a fare benzina alla stazione di servizio”. [...]


Caro Diario

“Un cane normale non ha nulla da raccontare. Per questo, mi distacco anche da te. Se tu puoi, non rimanere nel chiuso di un cassetto, ma fai il giro del mondo. Le mie povere parole che ti ho affidato hanno il sapore di un lamento che tu farai giungere fino al cuore degli uomini, perché si convincano che anche un cane ha una dignità che va rispettata. Che un cane non è un giocattolo da buttare quando non diverte più. Che un cane può diventare anche cattivo senza volerlo. La sua cattiveria è una malattia che partorisce l’abbandono.

Grazie Diario, io torno a casa e voglio dimenticare i miei giorni infelici di cane randagio e, se possibile, vorrei sognare anch’io un mondo migliore per tutte le bestie del creato. Con nostalgia ed affetto, il tuo Filippo”.


Iginio Carvelli, Diario di un cane randagio, Falco Editore, Cosenza, novembre 2010. www.falcoeditore.com