Scandale: un casale
popoloso
In
seguito ai 25 fuochi Albanesi censiti a Gaudioso nel 1561 si aggiunsero alcuni
fuochi italiani. All’inizio del Seicento il casale raddoppia la sua
popolazione. Tassato nella numerazione dei fuochi dell’anno 1595 per 83 fuochi
(ogni fuoco è una famiglia di circa 5-7 persone), nella numerazione del 1631 ne
conta ben 178. La popolazione è seminomade o scompare all’arrivo dei contatori
regi, tanto che in una relazione dei primi anni del Seicento “Scandale è castello
habitato da cinquecento anime”. Alcuni anni dopo (1625), l’arciprete del casale
Don Rocco Quercio dichiarerà che il casale è abitato da circa 1200 anime e
nell’anno 1643 sono censiti 98 fuochi, ma pochi anni dopo “paga per li fuochi 178” . Per spiegare questo
consistente aumento della popolazione bisogna ricordare che nel secondo
decennio del Seicento “sfrattò” e “fallì” il vicino casale di San Giovanni Minagò.
Gran parte dei 156 fuochi, per la maggior parte braccianti, che componevano
questo casale, situato tra Cutro e Scandale, trovarono più conveniente andare a
ripopolare quest’ultimo.
L’aumento
della popolazione ha anche un riflesso nella fondazione di nuove chiese,
cappelle, oratori e confraternite, soprattutto all’interno della chiesa matrice
e della chiesa dell’Annunziata. Protagoniste sono le famiglie benestanti (Peta,
Clarà, Parisi, Melita, Borrelli, Bua, Cizza, Franco, Mannis, Brescia ecc.) che
prendono in fitto dalla chiesa e dal feudatario le terre, che mettono a coltura
a grano. Aumentano anche i preti ed i chierici. Dalle due chiese esistenti alla
fine del Cinquecento a tre all’inizio del Seicento. “Ha due tre chiese col suo
Arciprete, con i loro preti. Vi è la Confraternita del S.mo Sacramento, et
dell’Annuntiata”.
Il
27 agosto 16 24
Paulo Clarà del casale di Scandale ottiene la concessione da parte
dell’arcivescovo Fausto Caffarelli di edificare una cappella sotto il titolo di
Santa Maria del Carmine nella chiesa matrice e di averne lo ius patronato
impegnandosi a dotarla di una sufficiente dote in beni stabili e di provvederla
di ornamenti e di ogni cosa necessaria al culto e con l’obbligo di celebrare
due messe alla settimana e di offrire due libbre di cera nel giorno della
Dedicazione della metropolitana di Santa Anastasia. “Ill.mo R.mo Mons.re. Paulo
Clarà del casale di Scandale supp.do fa intendere a V. S. Ill.ma come havendosi
ottenuto dal R.mo Arciprete del predetto casale un luogho dentro la matrice
chiesa per farci una cappella con rompere il muro di detta chiesa, sotto il
titolo di S.ta Maria del Carmine...”. Alcuni anni dopo, il 10 aprile 16 37, il fratello,
il chierico Giovanni Francesco, modificando un precedente testamento,
istituisce un legato di ducati 500
in favore della cappella della Madonna del Carmine,
“accio si ne fondi uno beneficio, e jus patronato per lo più intimo preite di
casa Clarà” col peso di sette messe alla settimana e presentando per cappellano
il prete D. Francesco Antonio Brescia, figlio della sorella Isabella.
Cfr. Andrea Pesavento, Il Casale di Scandale, pubblicato su La Provincia KR n° 20-23
- 2008.