domenica 4 aprile 2010

Gino Scalise: “Il Presidente”.

Gino Scalise (nella foto con la madre), conosciuto da tutti gli scandalesi come “il Presidente”, per l’impegno avuto nella direzione dell’Azione Cattolica, è nato a Scandale il 5 ottobre del 1926.

Durante il fascismo è stato prima Balilla, come tutti i ragazzi del tempo, poi capo squadra dei Balilla Moschettieri.

Figlio di umili agricoltori, da ragazzo pensava di dedicarsi ai lavori dei campi, ma un male di natura ossea (probabilmente, “un’infiammazione della sostanza grigia del midollo spinale”, secondo la terminologia medica) lo costrinse, nel 1940, a ricoverarsi per qualche anno nel reparto di ortopedia dell’ospedale Forlanini di Roma nel quartiere Monteverde. Qui componeva la sua prima lirica “Alla Calabria”. Appena ritornato, la sua seconda composizione fu “Il mio paese” dedicata a Scandale che non vedeva da alcuni anni.

Dal 1944 impiegato comunale per più di venticinque anni, ha svolto l’attività di applicato di segreteria con mansioni aggiunte di addetto al servizio elettorale e successivamente è stato eletto Sindaco. Ha conseguito nel 1944-45 la licenza media a Crotone presso il Liceo “Pitagora”, ma è sempre stato autodidatta. Fin da giovane i suoi interessi si sono orientati verso la letteratura e la poesia. Le sue liriche sono apparse su riviste letterarie e semplici periodici. Nel 1953 esordiva sulla rivista Calabria Letteraria con la poesia “A te, contadino”. Con la poesia “Tesoro della povertà”, nel 1955 viene citato in un’Antologia di poeti italiani contemporanei di A. Saint-Florence, Italian poetry, pubblicato in America, ma anche a Firenze dalla Casa Editrice Kursaal. Nei primi anni Sessanta le sue poesie venivano segnalate al “VI Premio città di Reggio Calabria”, ma anche a Firenze nel concorso letterario “I Manoscritti”. Nel 1964, con la lirica “Partenza dell’emigrante”, partecipa al concorso “Franco Berardelli” di Calabria Letteraria diretta da Emilio Frangella.

Corrispondente del giornale “Il Tempo” di Roma per molti anni e, nel 1961, per un breve periodo, anche del “Giornale del Mezzogiorno” (tessera n° 5637, redazione di Roma, via Cesare Beccarla, 16). Nel 1970 arrivò terzo ad un referendum bandito dalla rivista dei servizi demografici “Lo Stato Civile Italiano”, diretta da Aldo Lombardini, presentando delle proposte di riforma del Servizio Elettorale.

Ha scritto, fra gli altri: “Scandale e Leonia”, “Sui fiumi di Babilonia”, “Poesia e vita”, “Gli uomini hanno bisogno di Cristo”, “Canti popolari religiosi di Calabria” ecc. Di seguito una delle sue poesie:


IL MIO PAESE


Dopo molti anni torno al mio paese

e provo una gran tenera pietà:

piccolo, poca gente calabrese

ma l'amo, lo vorrei una città.

Oh, com'è bello riveder Scandale

e ritrovarvi alcuni forestieri!

È un progresso. Bene! Meno male

che egli è conosciuto più di ieri.

Tutto felice allora scendo al centro,

dove si svolge il moto cittadino:

c'è chi, s'attarda fuori, chi và dentro

e sul selciato fermo un carrozzino.

Sull'ora del tramonto fan ritorno

i contadini dall'attività

che l'ha tenuti ai campi tutto il giorno.

Scene non use alle grandi città.

Allor vedendo questo movimento,

semplice della gente scandalese,

d'averlo desiderato città mi pento

e vo’ che resti tale, il mio paese.


Negli anni Cinquanta, questa poesia approdò alla RAI attraverso la rubrica “Il microfono è vostro”. Adesso fa parte del libro Sui fiumi di Babilonia, Fasano Editore, Cosenza, 1976, p. 71.