venerdì 20 novembre 2009

Il prof. Achille Costa, dell’Accademia Reale di Napoli, ospite del barone Salvatore Drammis.



Spesso, nell’Ottocento, capitava che passasse da Scandale qualche facoltoso viaggiatore che non sapendo dove alloggiare, per mancanza di alberghi, chiedesse ospitalità alla famiglia Drammis, come si può vedere dalla testimonianza del professor Achille Costa (nella foto a sinistra), sceso in Calabria per motivi di studio, che è stato tra i fondatori della Società Entomologica Italiana e nel 1860 succedette al padre alla cattedra di zoologia dell’Università di Napoli.




Relazione di un viaggio nelle Calabrie, per ricerche zoologiche, fatto nell’estate del 1876 dal Professor Achille Costa, Socio Ordinario della Reale Accademia di Napoli, e presentata nell’adunanza del 14 maggio 1881.



RELAZIONE DEL VIAGGIO



Partito da Napoli la sera dell’11 luglio per ferrovia, mi fermai a Bari il 12, essendo assai poco comodo tirar diritto per la regione calabra. […] La mattina del 13, partendo col primo treno, mi recai a Taranto, e di là mi misi sulla linea delle Ferrovie Calabre, che scorre lungo lo Jonio. Qui cominciano le prime noie per chi vuole raggiungere l’estrema Calabria. Darwin e con esso molti Naturalisti hanno ritenuto la trasformazione degli organismi in meglio: la società delle Calabro-Sicule per contrario mostra credere alla trasformazione in peggio, ammettendo che l’uomo viaggiando possa provvisoriamente trasformarsi in cammello atto a sopportare per lunghe ore la sete e la fame. Sull’intera linea da Taranto a Reggio, a percorrere la quale si impiegano non meno di diciassette ore, non vi era modo di prendere un ristoro qualunque. […] Il giorno 22 passai per ferrovia da Cirò a Crotone.[…] La mattina del 24 lascio Crotone per Santa Severina. La via che si batte è noiosa per buon tratto, e proprio finché si sta nella pianura: forse in stagione meno inoltrata quei luoghi possono essere di qualche interesse per l’Entomologo a causa di molteplici aie prative, altre di prati spontanei, altri di prati artificiali; ma quando io li traversava, tutto era secco e arido. Diviene però interessante per il naturalista, e principalmente per il geologo, allorché si comincia ad ascendere le colline, che succedonsi una più elevata dell’altra. In queste si riscontrano i fatti stessi paleontologici osservati presso Cirò, ma in modo ancora più patente, in grazia dei tagli praticati per la costruzione della strada. L’argilla e infarcita di conchiglie, ed il suolo della via vien coperto con brecciame formato con una breccia rossastra tratta da vicini monti, pur essa conchiglifera. Ed anche quando procedendo innanzi, come allorché si è presso Scandale, non vi ha lavori di nuova costruzione, si calpestano qua e là massi di dura calcarea bianca con valve di conchiglie saldamente incastrate. Vi predominano l’Ostrea edulis ed il Pecten placuna: ed anche qui notavasi la identità delle specie nell’argilla e nella calcarea. A parte da siffatte osservazioni, di null’altro mi occupai lungo il cammino. Nondimeno procedendo, come ero, a cavallo vidi un Coleottero Longicorne che, a guardarlo dalla piccola distanza che ci separava, mi sembrò un Dorcadion. Tanto per interrompere un istante la noia, smontai da cavallo per raccoglierlo: e feci assai bene. L’era un Dorcadion, ma specie da me non mai vista nelle nostre provincie, è proprio il Dorcatypus Fairmairei, cui si attribuisce generalmente per patria la Grecia.
Dopo cinque ore di non interrotto cammino giungo a Santa Severina, paese singolare per la sua positura sul colmo di una collina isolata da ogni lato come sopra una rocca inespugnabile. […]
Anche le adiacenze di Scandale, per le quali, come ho detto, ero passato per recarmi da Crotone a Santa Severina, mi venivano indicate come ricche di conchiglie fossili, di che facilmente mi persuadevo per quello che io stesso aveva fugacemente veduto. Scandale è un piccolo paese mancante assolutamente di ogni mezzo di alloggio; il che costituiva per me un ostacolo a potermi trattenere qualche giorno. Vi ha soltanto la famiglia del Barone Salvatore Drammis, la quale con la sua ospitalità supplisce a quella mancanza. Poiché però non avevo con lui personale conoscenza, e d’altro lato rincresceami abbandonare quei luoghi senza esplorare la indicata località interessante per la parte paleontologica, mi determinai indirizzargli anticipatamente lettera per chiedergli la sua indispensabile ospitalità. Non ripeterò qui le parole con le quali quel perfetto gentiluomo che è il Barone Drammis risposemi; dappoiché, se da un lato le sue frasi varrebbero a mostrare il suo animo generoso e cordiale, dall’altro potrebbero sembrar ripetute per troppa mia vanagloria. Mi limiterò soltanto a dire che l’accoglienza avutane, quando il dì 26 mi vi recai, fu quale non si potrebbe descrivere. Durante i due giorni che mi trattenni in sua casa visitai vari luoghi a pochissima distanza dall’abitato, ove in realtà può farsi abbondante raccolta di conchiglie fossili disseminate nell’argilla. Le specie però sono son quasi sempre le stesse: quelle cioè osservate presso Cirò e Santa Severina, e quindi vi predominano l’Ostrea edulis, il Pecten placuna e simili. Per ricerche entomologiche mi interessò un luogo additatomi dallo stesso Barone, compreso nella pianura sottoposta al paese, denominato San Mandato. Fu il giorno 28 che destinai a tale peregrinazione. Discendendo da Scandale in un primo ripiano denominato Turrutio, ricco di piante di finocchio delle quali talune tuttavia in fiore, mi si offrì buona raccolta di Imenotteri e di Ditteri. Più in giù e quasi nella bassa pianura, in sito detto Corazzo, prossimo al Neto, ove sono mulini messi in movimento dalle acque stesse del nominato fiume, potetti ancora far discreta messe nei prati e lungo le siepi. Da ultimo, rimontando, mi fermai nel luogo cui specialmente si dà il nome di San Mandato, ove è una sorgente di limpida acqua, la quale si spande sull’adiacente piano prativo rendendone un sito analogo a quello che presso Cirò è denominato Carrafone di San Nicola. E siffatta analogia veniva convalidata alla specie di Entomati che in detti prati rinvenivansi. Non vi trovai per vero quelle specie rarissime rinvenute in quest’ultimo sito, bensì tutte le altre.
Fu ancora in Scandale che, mediante le notizie somministratemi dal dottor Giovan Battista Ceraldi, potetti accertarmi esser causa di fenomeni patologici nell’uomo, analoghi a quelli che vi produce la Tarantola di Puglia, un ragno da questa zoologicamente assai diverso, ma simile per la maniera di vivere in gallerie scavate entro terra (comunque in questo tappezzate e chiuse da fitto tessuto serici), quale è la Mygale icterica. Con la guida di esperti contadini, datemi dallo stesso Barone Drammis, potetti raccogliere individui di ogni età, sia per provvederne questo Museo Zoologico nel quale tale specie mancava, sia per dimostrarla ai giovani che seguono le lezioni di zoologia da me dettate in questa Università, come animale che interessa loro direttamente conoscere. Sul quale argomento della Migale e degli effetti del suo veleno nell’uomo io non mi estendo qui ulteriormente, avendone già dato ampio ragguaglio in una lettera diretta a questa Accademia da quelle stesse contrade, e che trovansi già pubblicate nel suo Rendiconto. Nelle due volte che avevo percorsa la via che da Scandale mena a Santa Severina avevo notato un sito denominato lo Sportello, il quale per la natura della vegetazione pareva dovesse offrire qualche cosa di importante. Per esso quindi consacrai un altro dei due giorni passati in Scandale. Il fatto però non corrispose alle aspettativa, avendomi offerto poco e di poca importanza. Potrei citare come specie non del tutto comune il Priocnemis annulatus.
Il 29 lascio Scandale per restituirmi a Santa Severina. Quantunque non vi fosse stato sospetto di imbattersi in persone malvagie, pure il Barone Drammis volle che due uomini dei suoi più fidati mi accompagnassero.


Atti della Reale Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, vol. IX, fascicolo 6, 1882.