mercoledì 22 giugno 2016

C’era una volta la legge

Lungomare di Crotone

C’era una volta la legge

È ormai risaputo: nelle periferie di molte città europee la legge non viene più applicata. In alcuni quartieri di Bruxelles la polizia addirittura evita di entrare e, le poche volte che lo fa, prende tutte le precauzioni possibili ed agisce come in territorio nemico. In Italia gli accampamenti ROM sono ormai considerati zona franca. In essi si può impunemente accumulare droga da spacciare, conservare merce rubata, auto di lusso rubate, il tutto quasi alla luce del sole e senza che nessuno intervenga.
Interi palazzi nelle periferie di Milano sono occupati abusivamente da gente delle più varie etnie, giustamente convinta di farla franca e di poter godere a lungo dell’impunità in questo paese di Bengodi  in cui si è ormai trasformato il nostro Paese. Si aggiunga che gruppi criminali favoriscono queste occupazioni  e anzi ci speculano, vendendo strani permessi di occupazione e quindi arricchendosi.
A Roma, a Venezia ed in quasi tutte le località turistiche venditori abusivi occupano in maniera selvaggia i marciapiedi, vendendo merce rubata o merce taroccata, nell’indifferenza totale degli agenti delle varie polizie che fanno finta di non vedere o forse hanno ricevuto disposizioni in tal senso.
In tutte le ore della giornata molte strade delle nostre città diventano delle latrine a cielo aperto: baldi giovanotti provenienti da ogni parte del mondo urinano e defecano a loro piacimento. Già molti anni fa Oriana Fallaci lamentava che a Firenze gli addetti alla nettezza urbana  ogni mattina dovevano raccogliere le feci accumulate davanti alle porte di Ghiberti del Battistero. Poi, ogni tanto, qualche vigile volenteroso si ricorda che è ancora proibito in Italia fare i propri bisogni in pubblico, ma c’è sempre qualche giudice comprensivo, umanitario (specialità tipicamente italiana) che giustifica tutto in nome del multiculturalismo e della tolleranza.
In molte scuole italiane esporre il Crocifisso o fare il presepe a Natale è diventato un problema e comporta qualche rischio, non tanto per le richieste di qualche mamma musulmana, quanto perché qualche Preside cretino e ignorante (e nella scuola italiana dell’ormai regime democratico e renziano non mancano), per evitare rogne crede di prevenire i desideri dei musulmani.
Ormai i profughi, o sedicenti tali, ospitati a centinaia di migliaia nei nostri alberghi a spese nostre, sanno che in questo paese dei balocchi è tutto permesso e quindi ci insultano, ci spernacchiano, buttano il cibo nei cassonetti quando non è di loro gradimento, occupano le strade, non pagano biglietti sui mezzi pubblici e talvolta aggrediscono le forze dell’ordine o i semplici passanti. Il tutto in nome di vecchie leggi sull’accoglienza, nate quando i profughi erano poche decine all’anno e chiaramente inadeguate ora che l’alluvione ci sommerge.
I furti e le rapine, gli appartamenti saccheggiati ormai non si contano più. Mi dicono che tra un paio di giorni agli Europei di Francia ci sarà Albania- Romania. Forse solo allora, per un paio d’ore i nostri appartamenti potranno stare tranquilli.
Perfino in Inghilterra, in quella che una volta era la civilissima Inghilterra del Common law e dell’Habeas corpus, in interi quartieri prevalentemente occupati da immigrati di religione musulmana viene tranquillamente applicata la Sharia, con il tacito assenso delle autorità che evidentemente hanno ormai rinunziato ad applicare la legge.
Che fare in queste condizioni? Possiamo richiuderci in un fortino trasformando i nostri residui spazi di libertà come in tanti Fort Alamo decisi a resistere? Certo, possiamo fare ben poco, in attesa che passi la tempesta, se mai passerà, ma qualche gesto significativo e simbolico possiamo farlo. Da tempo lascio sventolare ad un angolo del mio balcone un vecchio tricolore, che avevo esposto per la banale ricorrenza di una partita della nazionale di calcio. Quel tricolore continuerà a sventolare e testimonierà che quell’angolo di balcone, quella casa costituiscono ancora una piccola parte di una  più grande parte che una volta era l’Italia. Forse un giorno vi aggiungerò anche un cartello con il seguente avviso: Questa casa fa parte dell’Italia ed in essa si applicano le leggi italiane, non ancora la Sharia.

Dal Blog di Ezio Scaramuzzino di giovedì 16 giugno 2016