domenica 18 gennaio 2015

Ridateci il Medioevo normanno

Al centro il prof. Ulderico Nisticò in una foto di RAI 3

RIDATECI IL MEDIOEVO NORMANNO
Credo che il Meridione, e la Calabria in specie, siano gli unici luoghi d’Europa dove la parola medioevale conservi il senso dispregiativo che le ha trasmesso l’illuminismo. Gli istruiti calabresi (dotti, è un parolone!) vivono in una sconsolata nostalgia della Magna Grecia, della quale non sanno quasi nulla, però quello che non sanno lo sanno benissimo. Il resto, praticamente non esiste: durante l’Impero Romano, schiavitù e oppressione; i Bizantini erano malati e corrotti, eccetto, ovviamente, i monaci “basiliani” tutti santi e pii e belli e casti eccetera; quanto ai Normanni, quasi del tutto ignoti.
E invece quella normanna è storia nostra, e soprattutto calabrese. Roberto Guiscardo iniziò le sue avventure a San Marco [Argentano], e con un esercito di normanni e calabresi vinse papa Leone IX a Civitate nel 1053; poi dovette combattere contro i ribelli dell’Alto Tirreno e sconfiggere a San Martino [d’Aspromonte] una schiera bizantina; e prendere Gerace, Squillace, Santa Severina, infine la stessa Reggio. Combatte al suo fianco, e spesso contro di lui, il più giovane dei fratelli, Ruggero [I], che diverrà granconte di Calabria e Sicilia, e ha sede prima a Scalea, poi a Mileto; e muove da Nicotera contro la Sicilia.
Memorie normanne sono frequenti. Sono forse loro discendenti i Ruffo, così importanti per la storia meridionale, e calabrese in specie. Non mancano tracce materiali: Mileto Antica, Sant’Eufemia, Corazzo e la Roccelletta, che non è una “basilica bizantina” ma un’abbazia normanna… E si deve ai Normanni la storia unitaria del Sud, che finirà solo nel 1861.
Qualsiasi recupero di questa storia è utile e necessario, tanto più se si ammanta di mito e di poesia. Siamo dunque in attesa curiosa di quanto ci si annunzia per il 9 e il 10 agosto, il dramma di Adelasia e Boemondo e Morgana, che diverrà, per Armonie d’arte e sotto la magica penna di Francesco Brancatella, “L’ultima notte di Scolacium”.


Articolo del prof. Ulderico Nisticò su Facebook del 3 giugno 2014