mercoledì 10 novembre 2010

“Scandale nel mio cuore” di Rosa Oliverio

Passo del libro “Pane e fichi secchi” della scandalese Rosa Oliverio, pubblicato da Editoriale Progetto 2000, Cosenza, 2010.


“Amo vivere nel mio paese e credo non ce ne sia uno più bello in cui abitare. Le case attaccate le une alle altre come a prendersi per mano in un girotondo magico, i campi odorosi in ogni stagione dell’anno, le persone meravigliose che quando mi incontrano mi sorridono ripetendo il mio nome come in un canto Rosettù. Ma il momento più bello del giorno, quello che amo di più, è il dopo pranzo quando per abitudine tutti vanno a riposare avvolti dalla calura estiva. Io però non dormo, anzi, quando il paese è addormentato, esco.

Amo scorazzare per le strade. A quell’ora c’è un venticello che mi solleva la gonna, mi penetra nella pelle, mi abbraccia, mi fa sentire viva. Non cammino, saltello, si direbbe che danzi accompagnata dalla musica che si leva dalla natura circostante. Mi piace rincorrere i grilli, osservare la fatica delle formiche, accarezzare i fiori dolcemente, per non sciuparli giusto per farmi sentire e riconoscere, seguire il volo degli uccelli e godere da sola dello spettacolo della vita. Alcune volte mi butto sul terreno e mi lascio invadere dalle vibrazioni che salgono dalla terra, ne avverto il movimento continuo del profondo, di quell’universo oscuro da cui germoglia la vita”.[...]


“Il paesaggio ed il clima sono straordinari. Le estati dolcissime, mitigate dalla brezza che viene dal mare, precedono la stagione dell’autunno durante la quale le colline si ricoprono dei colori più vari e le sere si fermano sugli usci delle case ancora aperti per fare entrare gli ultimi bagliori del giorno. Le donne, che fino a quel momento stanno sedute davanti alle porte, rientrano per accogliere gli uomini che tornano dalle campagne, ed il paese piomba nell’oscurità della notte. Questo è il mio paese incantato di ieri.

Può sembrare un assurdo, ma noi bambini eravamo liberi, scorazzavamo per le strade senza la paura delle automobili, che non c’erano, in ogni angolo del paese qualcuno ti conosceva e ti sorrideva, e dappertutto ti sentivi a casa. In questi ultimi anni sono capitata spesso a Scandale nei mesi di ottobre e novembre e mi ha fatto impressione il silenzio quasi irreale che mi ha avvolto, l’assenza delle macchine sulla strada e dei giovani, le saracinesche dei negozi semiaperte, il via vai dei cittadini come cadenzati da ritmi magicamente rallentati e non è che mi piacesse di meno anzi, ogni volta ho la sensazione di ritrovare le mie radici perché io ho vissuto quell’atmosfera in altri momenti, molto tempo fa.

Ricordo il piacere che provavo camminando da sola sulle stradine del mio paese quando mi recavo a casa della nonna paterna, con la gente, per lo più altre mamme, che si affacciavano per chiedermi dove stavo andando, o come stesse la mia mamma, e non lo facevano per curiosità, era il loro modo per dirmi che potevo stare sicura perché c’era sempre sul mio cammino qualcuno che si occupava di me, della mia incolumità. Il progresso ha tolto ai bambini questo benessere per regalare loro altri piaceri, e non so chi ha tratto beneficio dal cambiamento”.