domenica 8 ottobre 2017

Pagine di storia – Sacerdoti di Scandale nel 1580

Parrocchia di San Nicola a Scandale

Don Dimitri Varipapa, nipote del parroco di Scandale, in un documento del 1580

Il prete greco Dimitri Varipapa, nato a Belvedere, ma residente a Carfizzi, nipote del parroco di Scandale Don Gabriele Varipapa, era stato sospeso dalle celebrazioni delle messe, perché accusato di aver preso moglie dopo aver preso gli ordini sacri. “Donno Demetrius Varipapa, nato a Bellovedere ed abitante a Scarfizzi”. Iniziato all’ordine presbiterale dal vescovo greco Machario a Sorrento e poi a Napoli nella chiesa dei Greci sotto il castello di S. Elmo, celebrò le prime messe a Carfizzi dove prese moglie: “mi inzurai a Scarfizzi…et sposai alla ecclesia, e la pigliai vergine”.
Fu poi “ordinato alla chiesa di Belvedere nominata la Trinità et è chiesa di greci”. Inquisito dal vescovo di Umbriatico Emilio Bombino con l’assistenza del vicario generale di Santa Severina, Stefano Quaranta, e del vicario generale Antonio Galeoto, Demetrio Varipapa dichiarò che Don Gabriele Varipapa, parroco di Scandale, era suo “ziano”. Il 12 aprile 1580 si presentò alla Curia Arcivescovile di Santa Severina, con una nota e dei testimoni, per discolparsi dalle accuse. Fu interrogato assieme ai testimoni dal notaio apostolico ed attuario della curia Iacobo de Rasis su mandato del vescovo di Umbriatico, Emilio Bombino.
Tutti testimoniarono a favore del prete, che presentò copia del contratto di matrimonio avvenuto (a suo dire), a Carfizzi il 16 aprile 1570. Presentò, anche, una Bolla di ordinazione sacerdotale, rilasciata il 26 marzo 1579 in Napoli dall’arcivescovo greco Macario. I due documenti erano certamente falsi, almeno per quanto riguarda le date, ma i testimoni ne certificarono l’autenticità. Due testimoni erano di Scandale: il chierico Costantino de Todero e il presbitero Tommaso Basilicò. Queste le testimonianze:

“Io Costantino de Todero, greco, del casale di Scandale, Diocesi di Santa Severina, mi ho retrovato presente alle nozze di Don Dimitri Varipapa di Scarfizzi il quale si accasò che saranno da due anni et pigliò moglie una Arvanisa [Albanese]; et so che quando si accasò non haveva ordine sacro, et questo lo so perché in quel tempo era mio discepulo, ma li pigliò li ordini sacri che sarà un anno incirca come appare per la Bulla alla quale mi riferisco. Così ancora gli pittaggi scritti da Don Petro Sammari et questa è la verità.
Io non mi ho trovato presente quando esso Dimitri prese ordini sacri, si bene ho inteso da altri che forno presenti alla sua ordinazione che li detti ordini sacri li prese detto Dimitri in Napoli dall’arcivescovo di Malvasia, del quale ho visto la Bulla, espedita in persona sua e conosco che è espedita dal detto arcivescovo havendola io letta et traslata in vulgare et benedizione della propria mano e sigillo del detto arcivescovo, perché ne ho viste altre e conosco detta mano e sigillo, et questa è la verità referendomi a detta Bulla.
Io per quanto ho prattica di detto Dimitri so che è homo da bene di bona fama et condizione et credo che fu per errore et per intendere male quel che deposse, ma so e dico che la prattica di detto arcivescovo in Napoli et l’ho visto con li occhi firmare altre Bulle, et conosco che la Bulla di Dimitri è firmata da predetto arcivescovo et io sto per affermarlo sempre perché io ne so informatissimo et conoscente et questo è la verità”.

Seconda testimonianza.
“Io Tommaso Basilicò, presbitero greco del casale di Scandale, so che Dimitri Varipapa, prete greco di Scarfizzi, si accasò e prese moglie una Albanese di detto casale che saranno i nove dece anni incirca et io essendo a Belvedere fui convitato alle sue nozze in detto tempo assieme a p.re, ma non ci andammo et io ho inteso da altri che li ordini sacri li prese in Napoli dall’arcivescovo di Malvasia. Ben vero ho visto et letto la Bulla espedita da detto arcivescovo greco, in persona di detto Dimitri nella quale dice haverli datoli tre ordini sacri et havendone viste più Bulle espedite da esso arcivescovo, dico che questa è conforme alle altre di una medesima firma e sottoscrizione e sigillo”.

Per un approfondimento si consulti l’articolo di Andrea Pesavento, Il Casale di Scandale (pubblicato su La Provincia KR n° 20-23 - 2008).