mercoledì 31 maggio 2017

Calabresi famosi - Bernardino Telesio

Bernardino Telesio

“[…] anche se nella nostra opera non ci fosse niente di divino, niente degno di ammirazione, e neppure una vista abbastanza acuta, non ci sarà in quel che diremo nulla che sia in contrasto in sé e con le cose: perché avremo seguito il senso e la natura: la quale, sempre concorde con sé e sempre identica, agisce sempre nel medesimo modo”


Bernardino Telesio
Cosenza 1509 - Cosenza 1588
Filosofo
Da giovane ricevette una solida educazione umanistica dallo zio Antonio Telesio, che era uomo di lettere. Sempre con lo zio si recò a Milano e poi a Roma, dove, durante il famoso “Sacco di Roma” del 1527, fu fatto prigioniero dalle soldatesche e fu liberato per l’intervento di un concittadino dopo due mesi di prigionia. Recatosi a Padova, studiò filosofia, scienze naturali e medicina e si laureò nel 1535. Dopo la laurea soggiornò irrequieto in varie città d’Italia e, pare, si ritirò per meditare in solitudine presso un monastero di frati benedettini (secondo alcuni storici era il monastero di Seminara). Dal 1544 al 1553 fu ospite dei Carafa duchi di Nocera. In questo periodo delineò la struttura del suo capolavoro De rerum natura iuxta propria principia (La natura secondo i suoi principi).
Dal 1553 al 1563 si stabilì a Cosenza, dove visse angustiato dalla morte della moglie (1561), e successivamente dall’assassino del primogenito (1576). Dopo vari soggiorni a Roma e Napoli ritornò a Cosenza dove morì nel 1588. Nel 1565 pubblicò i primi due libri del De rerum natura, ma l’intera opera, in nove libri, uscì solo nel 1586 a motivo di difficoltà finanziarie che lo assillavano. Altre opere di Telesio, considerate marginali sono: Sui terremoti, Sulle comete, Sui vapori, Sul fulmine ecc. In poche parole, il nostro filosofo cercò di fondare un tipo di indagine fisica differente da quella aristotelica, precorrendo in qualche modo alcune istanze della fisica moderna.
La sua fama fu notevole. L’Accademia Cosentina, di cui egli fu membro, fu il centro più attivo della diffusione del Telesianesimo. Attaccato dagli Aristotelici fu protetto da amici potenti e influenti. Fra i più entusiasti dell’opera di Telesio vi fu Tommaso Campanella, che non lo conobbe di persona, ma ne visitò la salma nel duomo di Cosenza subito dopo la morte. Campanella gli dedicò dei versi, e, in un sonetto pervenutoci, dice di lui:

“Telesio il telo della tua faretra
Uccide dei sofisti in mezzo al campo
Degli ingegni il tiranno senza scampo;
Libertà dolce alla Verità impetra”