mercoledì 12 ottobre 2016

Problematicità di Corrado Alvaro

Corrado Alvaro
Problematicità di Corrado Alvaro

La produzione letteraria di Corrado Alvaro, nato a San Luca d’Aspromonte nel 1895 e morto a Roma nel 1956, costituì una delle prime manifestazioni di un nuovo realismo che per lui, meridionale, ebbe un essenziale modello in Verga, ma che, per la vicinanza con Pirandello e con le prospettive di «900», si allargò verso suggestioni liriche e fantastiche, trasponendo le vicende narrate in significati assoluti, in un orizzonte mitico carico di risonanze personali e autobiografiche e complicato da un’ostinata problematicità.
Lo scrittore, che aveva scelto di vivere la realtà moderna e si era allontanato dalla sua terra, prendeva avvio dalla distanza irriducibile e dagli scontri inevitabili tra la realtà calabrese, ancora chiusa nei suoi valori e nella sua miseria senza tempo, e la realtà del mondo industriale e cittadino; risalendo alle proprie radici nell’infanzia e nell’adolescenza, ritrovava una memoria che non offriva dolcezza e consolazione, ma era segnata dallo scontro tra la nostalgia per quel mondo primitivo e incontaminato e lo sforzo di uscire dalla sua secolare arretratezza e violenza.

In una varia produzione di racconti (si ricordi il volume L’amata alla finestra, 1929) Alvaro rappresentò sia la vita contadina sia quella cittadina, soprattutto nel viluppo di malesseri e di desideri che costituisce l’esperienza di giovani e di adolescenti. Il romanzo breve Gente in Aspromonte (1930) può considerarsi l’opera migliore di Alvaro, con la narrazione incalzante di una vicenda di oppressione, di impegno per il riscatto sociale, di rivolta vendicatrice, legata alla scoperta della violenza della realtà da parte di un adolescente calabrese (sullo sfondo di paesaggi e rapporti umani visti con una suggestiva carica lirica e mitica).
Un orizzonte completamente diverso è quello del romanzo L’uomo è forte (1938), scritto dopo un viaggio nella Russia sovietica e rivolto a rappresentare il carattere allucinato di una società totalitaria.
Carattere direttamente autobiografico hanno i tre romanzi del ciclo Memorie del mondo sommerso, che seguono la vita di Rinaldo Diacono, dall’infanzia e dall’adolescenza trascorse in un paese del meridione e in un collegio nelle vicinanze di Roma (il primo romanzo del ciclo, L’età breve, 1946, fu il solo compiuto e pubblicato dall’autore).


Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, Einaudi scuola, 1992, volume II, pag. 759.