venerdì 24 giugno 2011

Salvatore Giuliano scrive al presidente degli Stati Uniti






Di seguito, la lettera che il bandito Salvatore Giuliano scrisse al presidente degli Stati Uniti Harry Spencer Truman nella primavera del 1947.


Nella foto a destra, Gaspare Pisciotta e Salvatore Giuliano. Sotto, la morte di Giuliano in una ricostruzione di Francesco Rosi in un film del 1962.




Caro presidente Truman,


Se non vi disturbo e se il mio messaggio non vi trova mal disposto, vogliate accettare l'umile appello di un giovane che è molto lontano dall'America, per quanto sia assai noto, e vi chiedo aiuto per la realizzazione di un sogno che fino ad oggi non è riuscito ad avverare.


Permettete che mi presenti. Il mio nome è Salvatore Giuliano. I giornalisti han fatto di me o un eroe leggendario o un delinquente comune. Suppongo che nemmeno voi abbiate un’idea chiara di quel che io sono. Se voi me lo permettete, vi dirò in breve la mia storia nella sua vera successione.


Quando avevo ventun anni - per la precisione nel settembre 1943 - dopo una rissa che mi portò ad uccidere un poliziotto italiano, il quale aveva cercato di ammazzarmi, diventai un fuorilegge. Non mi restava altro che il mio sublime e sacro attaccamento alla mia terra siciliana.


Sono stato annessionista fin dalla fanciullezza, ma a causa della dittatura fascista, non ho potuto mostrare palesemente i miei sentimenti. Per quanto fossi latitante, seguivo da vicino la libertà politica portata dagli americani, e solo allora pensai di avverare quello che per tanto tempo era stato il mio sogno. Per tradurre in realtà il mio ideale mi unii ai membri del Movimento per l'Indipendenza siciliana. Il nostro sogno era di staccare la Sicilia dall'Italia e poi annetterla agli Stati Uniti.


Nel 1944 i muri della maggior parte delle città siciliane, compresa Palermo, furono coperti di manifesti in cui si vedeva un uomo (io stesso) che taglia la catena che tiene la Sicilia legata all'Italia, mentre un altro uomo, in America, tiene un'altra catena a cui è unita la Sicilia. Quest'ultimo è il simbolo della mia speranza che la Sicilia venga annessa agli Stati Uniti.


Ci occorre la cosa più essenziale; il vostro appoggio morale. Voi potreste, ed a ragione, chiedere: "Qual è il fattore più importante che vi spinge a questa lotta per la separazione dall'Italia? Ed inoltre perché volete che la vostra splendida isola diventi la 49ª stella americana?" Ecco la mia risposta:


1 - Perché con la guerra perduta, noi ci troviamo in uno stato disastroso e cadremo facilmente preda degli stranieri, specialmente dei russi, che ambiscono ad affacciarsi sul Mediterraneo. Se questo dovesse accadere, ne deriverebbero conseguenze di enorme importanza, come voi sapete.


2 - Perché in 87 anni di unità nazionale, o, per essere esatti, in 87 anni di schiavitù all'Italia, siamo stati depredati e trattati come una misera colonia. Come scrisse giustamente Alfredo Oriani in uno dei suoi articoli, “il cancro legato al piede dell'Italia”.


Non vogliamo assolutamente rimanere uniti a una nazione che considera la Sicilia una terra di cui ci si serve solo in caso di bisogno, per poi abbandonarla come cosa cattiva e fastidiosa, quando non serve più.


Per queste ragioni noi vogliamo unirci agli Stati Uniti d'America. La nostra organizzazione è ormai interamente compiuta; abbiamo già un partito antibolscevico pronto a tutto, per eliminare il comunismo dalla nostra amata isola. Non possiamo tollerare più oltre il dilagare della canea rossa. Il loro capo, Stalin, che come voi ben sapete manda milioni su milioni per conquistare il cuore del nostro popolo - con il solito sistema politico basato sulla falsità - ha in qualche misura incontrato i favori della popolazione. Ma noi, fortunatamente, non crediamo nel paradiso che Stalin ci ha promesso. Noi risveglieremo la coscienza del popolo, scacciando il comunismo dalla nostra nobile terra, che fu fatta per la democrazia. Noi non permetteremo a questa gente ignobile di toglierci la libertà, che per noi siciliani è il più essenziale e più prezioso elemento di vita... Signore, vi preghiamo di ricordare che centinaia di migliaia di uomini aspettano d'essere liberati. Permettete, caro signore, che vi ossequi il vostro umilissimo e devoto servitore.




Giuliano