mercoledì 27 ottobre 2010

“Scandale e la Seconda guerra mondiale” di Fra Memoria di Leonia



Don Nicola Girimonti in una foto scattata nel 1941 durante il Servizio militare (Archivio Aprigliano).


“Scandale e la Seconda guerra mondiale”, un articolo di Fra Memoria di Leonia, pubblicato molto tempo fa sul sito della Pro Loco.


Scandale e la Seconda guerra mondiale.


Quando l’Italia, alleata della Germania entrò in guerra, molti giovani di Scandale furono chiamati alle armi e non tutti fecero ritorno. I rombi della guerra erano lontani e qui a Scandale si avvertivano solo due effetti: la miseria estrema in quasi tutte le famiglie e la lontananza dei figli combattenti per la Patria. Del resto la vita trascorreva tranquilla senza paure e senza il panico delle sirene. Di tanto in tanto sorvolava il nostro cielo qualche aereo ma senza bombardamenti. Solo una volta fu sganciata una bomba su Scandale ma cadde inesplosa fuori dell’abitato e precisamente nell’orto di Sant’Antonio. Un piccolo spavento e nulla più. Arrivò però un distaccamento militare. Tanti soldati a Scandale, la maggior parte polentoni, resero il paese più vivace. Scandale non era una trincea né una linea del fronte: Da noi non c’erano caserme, né alberghi per alloggiare tanti soldati ma il comando militare trovò il modo come sistemarli. Per prima cosa si sistemarono gli ufficiali i quali individuarono il loro alloggio nella casa, in via Roma, di Nicola Tiano (meglio conosciuto come u zunicola i santu) il quale, da qualche anno rimasto vedovo (la moglie era la maestra Luisa Cosentino) disponeva di un’abitazione con più stanze ed era quasi l’unica ad avere il gabinetto con una fognatura che scaricava nel burrone di Cocuzza e un orto ben coltivato con frutta e verdura a portata di mano. All’ottantenne Nicola Tiano non dispiaceva avere tanti ospiti che intratteneva con racconti sulle famiglie nobili del paese come quella dei baroni Drammis dove per lunghi anni era stato un fedele amministratore. Da quei racconti, l’ufficiale Gian Paolo Callegari scrisse i libri “I Baroni” e “Janchicedda”. I soldati furono sistemati nei frantoi dei Bonanni in via Roma, di Ciccio Scaramuzzino in corso Umberto e di don Pasqualino Gigliotti in via Principe Umberto. Le chiese dell’Addolorata e di Condoleo furono trasformate in ospedaletto da campo. Il piano terra di fronte la casa Cizza, alla fine del corso Umberto, fu trasformato in prigione militare mentre il fabbricato rurale in contrada Valle (oggi di proprietà di Salvatorino Rota) venne destinato a scuderia militare con tanti muli e cavalli. In un piano terra di via Roma e nel frantoio di Gigliotti veniva preparato e distribuito il rancio. Suonava la tromba a mezzogiorno e ad accorrere non erano solo i soldati! I tanti poveri s’avvicinavano per raccogliere gli avanzi. Ricordo una donna anziana (forse allora non aveva che 50 anni ma a me sembrava molto vecchia) dal viso scarno e dagli occhi incavati, impietosì un soldato che le disse: “Il rancio te lo do ma la gavetta no”. La donna si tolse le calze e le riempì di rancio, poi corse a casa a sfamare i suoi figlioletti.

Tra i soldati e la popolazione si creò un rapporto di fraterna amicizia. Alcuni militari si innamorarono delle nostre belle ragazze e alcune di esse, a guerra finita, convolarono a nozze seguendo lo sposo nel suo paese d’origine. Una figura simpatica e gioviale era il cappellano militare, Padre Fedele. Un francescano che si distingueva per la sua forte umanità, formando un anello di congiunzione tra l’esercito e la popolazione civile. Era un abile cacciatore e il suo amico e compagno di caccia era il giovane Fedele Pingitore.

La guerra si rendeva minacciosa nella vicina Crotone e molte famiglie per la paura sfollarono nei paesi limitrofi tra cui Scandale. Gli sfollati arrivavano alla ricerca di un parente lontano, di un amico, di una famiglia generosa per chiedere ospitalità. Mi vengono in mente la famiglia Cannellino – Mellino che trovò ospitalità presso la signora Ceraldi Carolina in via Cesare Battisti, le famiglie Iannice e Ferraro che furono ospitati nella casa di Carmine Coriale in via dei Mille; la famiglia Cantafora – Ricco accolta dai parenti Gigliotti nella casa di via Principe Umberto. Una sfollata diede alla luce un bambino: Luigi Cantafora, oggi vescovo di Lamezia Terme. Altri sfollati provenivano da Cassino tra cui le tre sorelle De Paola che sposarono gli scandalesi Pasquale Scalise, Ugo Scaramuzzino e Saverio Abiuso. Il soldato Bedini, originario di Reggio Emilia frequentava il salone del barbiere Tommaso Fava. L’amicizia fu conservata anche dopo la guerra tanto che Bedini aprì la strada all’emigrazione in Reggio Emilia alla famiglia Fava. (Tommaso, il primo scandalese che mise piede a Reggio Emilia!).

Venne il giorno dell’addio. I belligeranti deposero le armi e iniziò il processo di pace tra le nazioni. Anche i soldati di stanza a Scandale ritornarono alle loro case! Il concentramento per la partenza avvenne in piazza di fronte la chiesa matrice. C’era tutta Scandale a salutare i soldati in partenza. Una commozione grande invadeva gli scandalesi e non mancarono sincere lacrime quando i soldati si congedarono da noi, cantando in coro sul motivo della “Piemontesina bella”: Scandale è troppo bella – bella sarà per voi – e noi ce ne andiamo – con grande dolore nel cuore. Partirono i soldati “polentoni” lasciando una speranza nel cuore di tanti scandalesi: il ritorno di un figlio, di un fratello, di un amico dalla guerra.



“Il Fortino”, sulla strada Crotone – Scandale. Ultimo “testimone” della Seconda Guerra Mondiale (Foto Grisi).