giovedì 15 luglio 2010

Poesia di Gino Scalise

Gino Scalise in una foto di molti anni fa


Tesoro della povertà

Assai stimato fui, ricco e potente:

si lamentava un uomo impoverito.

Con servitù e palazzi; or non ho niente

e per gli amici ormai sono finito.

Ho freddo, non ho tasca né mantello,

e ‘l vento m’ha rubato anche il cappello.


Rispose un pellegrino: creatura

infelice tu sei veramente.

Ma nella povertà e nella sventura

prova a sentirti ricco ugualmente.


E il povero: Ciò che mi fa spavento!

È dura la mia vita e campo a stento.

avevo animali e fattorie

e molte altre cose erano mie.


Ora non ho scodella né bicchiere,

le mani unite mi aiutano a bere.

E l’altro: Io neppur le mani ho più,

perché me l’han trafitte. Era Gesù.



Questa poesia è apparsa nell’Antologia di poeti italiani contemporanei di A. Saint-Florence, Italian poetry, pubblicata in America nel 1955, ma anche a Firenze, dalla Casa Editrice Kursaal. Fu successivamente aggiunta al volume “Sui fiumi di Babilonia”, Fasano Editore, Cosenza, 1976, p. 122.