Scandale - Leonardo Riolo davanti al suo Albergo - Ristorante |
Leonardo
Riolo - Musicista, scultore di talento e grande lavoratore. Anche lui, come la
stragrande maggioranza dei calabresi, è stato costretto ad emigrare all’estero.
Quando lui è emigrato in Germania erano gli anni immediatamente successivi alla
IIª Guerra Mondiale, persa dai tedeschi su tutte le latitudini della terra e su
tutti i fronti, ma ancora maledettamente ostili ad accettare l’Armistizio con i
popoli che, secondo loro, avevano ostacolato la realizzazione del grande sogno
imperialista della razza ariana.
Per non
dire che molti di loro non si erano ancora neppure accorti che la guerra era
finita e che gli italiani del Sud che scendevano in massa dai treni con le
valigette di cartone e i vestiti rattoppati non erano, in effetti, soldati
invasori travestiti da straccioni. Ciò per dire che non è stato assolutamente
facile per i nostri emigrati farsi accettare da quel popolo, anch’esso, come il
nostro, sconfitto e martoriato dalla guerra, frustrato ed umiliato da tutti
quegli eventi storici e politici, interni ed esterni, che stavano per l’appunto
facendo emergere il robot imperialista americano.
Dopo quello
calabrese, quello tedesco è stato d’allora sino ad oggi il contesto socio-politico
in cui è cresciuta l’anima profondamente artistica di Leonardo Riolo. A tal
punto, penso sia facile immaginare i disagi, le difficoltà che ogni giorno
incontra il lavoratore emigrato per uscire dal degrado del “ghetto”, per
entrare ed emergere artisticamente nel suo contesto sociale. Diciamo che ciò è
praticamente impossibile. La società che ti ospita, quand’anche abbia accettato
alla fine la convivenza coi miserabili e miserandi stranieri, non è disposta,
al tempo stesso, ad accettare, a riconoscere, a favorirne la realizzazione e
l’ascesa in campo artistico. In tal senso, lo straniero, l’artista-lavoratore
non ha un contesto... dovrà vedersela da solo. È solo... solo con la sua
passione, il suo bisogno di inventare, di creare, di scaricare all’esterno su
qualche oggetto (una tela, una pietra, un tronco d’albero, ecc.) la sua
tensione interna. Cosa che l’artista fa, puntualmente. Sì, perché non
estrinsecare ciò che si ha “dentro”, significa proiettare la propria vita fuori
dal mondo, scomparire, morire.
Le opere
d’arte, d’altronde, si possono fare a prescindere dai contesti e dai
condizionamenti esterni. E chi ce le ha dentro, le tira fuori senza dare mai
particolare importanza ai processi, spesso inevitabili, di mercificazione e di
falsificazione che poi si possono fare all’esterno sui vari mercati
dell’Eldorado. In altre parole, i veri artisti come Leonardo Riolo danno un
valore intrinseco alle proprie opere. Non creano per vendere... ma per
trasmettere messaggi, per comunicare in un mondo purtroppo ancora così
introverso e ottuso. Secondo me, il significato
profondo delle pitture e delle sculture dell’artista di cui stiamo
parlando deve essere ricercato appunto nella sua gestualità e nelle sue
esposizioni. Egli riempie di affreschi , quadri, sculture, innanzi tutto il
luogo in cui vive. le sue abitazioni ed i
suoi Ristoranti, in Germania e a Scandale, potrebbero essere scambiati
tranquillamente per Musei d’Arte. E chi ci va, resta subito colpito,
affascinato, estasiato. [...]
È la storia
di un uomo e di una numerosa famiglia scandalese. Leonardo è il primogenito di
tredici figli. Ed è lui ovviamente il primo ad andare a lavorare altrove, visto
che a Calabria di quel tempo sembrava bloccata e condannata alla miseria. Tutti
quanti gli altri fratelli, uno ad uno, lo seguiranno, come è stato già detto,
in Germania. E in Germania, questi splendidi ragazzi Calabresi, lavorando
duramente come sono abituati a fare, si fanno strada, emergono. ciascuno di
loro ha ora una storia lunga ed interessante da raccontare. Emilio, uno dei
fratelli più piccoli di Leonardo, è stato campione nazionale di sollevamento
pesi in Germania. E ciò deve pur significare qualcosa. Di sicuro, significa che
i componenti di codesta famiglia, oltre al temperamento artistico, hanno anche
la forza fisica. Ed io, conoscendoli bene, vi aggiungo pure il ”coraggio”.
Questo articolo si trova nelle ultime
pagine del libro di Luigi Scalise, Scandale e Leonia, Edizioni Cronache
Italiane - Arti Grafiche Sud – Fratte, Salerno, 1999.
Interno del Ristorante Rio |
Scorcio del giardino dell'Albergo |