Foto del 2006 pubblicata da Area Locale |
martedì 31 dicembre 2013
lunedì 30 dicembre 2013
domenica 29 dicembre 2013
Affacciati – Poesia di Nicola Paparo
Palazzo Drammis a Scandale in una foto di Cesare Grisi |
AFFACCIATI
Affacciati, beddra, affacciati, amata,
affacciati priestu ca sugn’arrivatu.
Ti puort’ i saluti di mamma e di tata,
‘i tutt’i parent’e d’u mia vicinatu.
‘I d’uor’ ‘u ti puortu collan’ed
aneddra,
ma cori gentil’e nu paru di spaddre
ca tat’ha ‘maparatu a ‘mbastu ed a
seddra.
Hajiu sutta la peddra ‘na forte
cudiddra
ch’ ‘a mamm’ha curatu ccud’uojiu e
murtiddra.
‘U jiri sintiendu a chistu ed a chiddru
ch’ ‘u sugnu malatu nè tiegnu gariddri.
Ad ogni affacciata mi pari cchiù
beddra,
‘na ros’addurusa, d’u cielu ‘na
stiddra.
Ccu l’uocchi ti mandu di fuocu fajddra
e ppi ri labbruzzi ch’ancora nu’ vasu
ccu mamma ti mandu ‘na cist’ ‘i cirasi.
Mo’, beddra mia, tras’ e a cunocchia ed
a fusu
‘u perdiri tiempu, ca sugnu gilusu.
NICOLA PAPARO
venerdì 27 dicembre 2013
Leo Barberio nuovo coordinatore provinciale dei Giovani Democratici
Leo Barberio con l'ex Sindaco di Scandale, Carmine Vasovino |
Crotone, Leo Barberio nuovo
coordinatore provinciale dei GD
“I giovani del Pd ritornino ad
impegnarsi per migliorare questo territorio”
CROTONE lunedì 23 dicembre 2013
Si è riunita il 21 dicembre alle 11:30 presso la Federazione Provinciale
del Partito Democratico di Crotone, l’assemblea dei segretari cittadini dei
Giovani Democratici della provincia per eleggere il nuovo coordinatore
provinciale. L’assemblea è stata presieduta da Antonino Castorina e Mario
Valente i quali hanno voluto fortemente quest’assemblea per dare un forte
segnale di rinnovamento all’interno della struttura Giovanile locale. Durante
l’assemblea numerosi sono stati gli interventi dei segretari di circolo e, dopo
una lunga e costruttiva discussione é emerso come nome unitario quello di Leo
Barberio già membro dell’esecutivo regionale dei Giovani Democratici. Nome
unitario non scelto a caso ma valutato bene visto il grande impegno svolto nel
corso degli anni come ha sottolineato il segretario cittadino di Scandale
Serafina Demme, circolo di provenienza dello stesso Barberio. Hanno partecipato
inoltre il dirigente nazionale Marco Grandinetti e due membri dell’esecutivo
regionale Antonello Alfarone e Giuseppe Dell’Aquila i quali hanno espresso
piena soddisfazione per la scelta condivisa e i metodi adottati. Il neo
coordinatore Barberio ha ringraziato tutti per la fiducia mostratagli e ha
ribadito il suo forte impegno affinché la struttura giovanile del Pd crotonese
ritorni ad essere una fucina di idee e luogo di ritrovo per tutti i giovani
della provincia che hanno voglia di impegnarsi per migliorare questo
territorio. Un giornata trascorsa all’insegna dell’armonia col l’augurio che il
neo coordinatore possa traghettare nel migliore dei modi la struttura fino al
prossimo congresso.
“Auguro buon lavoro al neo coordinatore
– ha affermato il Segretario Provinciale del PD Arturo Pantisano. Come il PD,
anche i Giovani si riorganizzano facendolo con un’unanimità che fa ben sperare per
il futuro della nostra organizzazione. I Giovani sono una risorsa fondamentale
per un Partito Politico, le loro idee ed il loro impegno saranno da stimolo per
tutto il Partito Democratico, che si rinnova non solo anagraficamente ma anche
nei metodi di gestione e nei progetti da intraprendere. Ci sarà molto lavoro da
fare da qui in avanti ed é una fortuna che tutti noi avremo, da oggi, i Giovani
Democratici schierati assieme al PD nell’azione Politica quotidiana del nostro
territorio”.
“Sono felice per l’elezione a
Coordinatore dei Giovani Democratici della Provincia di Crotone di Leo Barberio
– ha commentato il Presidente GD Calabria e vice Segretario PD provincia di
Crotone, Giuseppe Dell’Aquila. Da anni, insieme, ci siamo adoperati per creare
una vera ed importante rete tra Giovani del PD per tutto il Crotonese. Conosco
il suo modo di lavorare e sono certo, saprà affrontare il duro lavoro che
spetta oggi a noi Giovani, e cioè, far capire ai nostri coetanei l’importanza
di impegnarci in Politica e superare insieme questo duro momento di crisi
economico e sociale che vive il nostro Paese, specie il nostro Territorio. Leo
ed i GD della Provincia di Crotone troveranno una forte collaborazione
all’interno anche dello stesso PD, che ha bisogno di idee fresche e di Giovani
impegnati per la collettività”.
Articolo pubblicato da Il Cirotano
giovedì 26 dicembre 2013
NATHANIEL HAWTHORNE
Nathaniel-Hawthorne |
“La felicità è come una farfalla:
se l’insegui non riesci mai a
prenderla,
ma se ti metti tranquillo può anche
posarsi su di te”
NATHANIEL
HAWTHORNE
Scrittore statunitense, autore del
famoso romanzo La lettera Scarlatta
(1850)
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mercoledì 25 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
L’agguato della banda Monaco al barone Drammis nel 1863
Il palazzo dei baroni Drammis a Scandale in una foto By Ros |
Dell’agguato di Pietro Monaco al barone
Drammis, avvenuto il primo aprile del 1863, ne avevamo già parlato in un altro
articolo di questo blog, riportando i documenti della Commissione Provinciale sul Brigantaggio, pubblicati dal giornale L’Indipendente di Napoli mercoledì 17 giugno 18 63. Il
fatto, però, è avvenuto il primo aprile e non l’11 come, probabilmente per un
errore, era stato scritto.
Riporto ora di seguito un passo del
giornale “Il Pungolo” di Napoli, un po’ diverso di quello riportato da L’Indipendente.
L’agguato della banda Monaco al barone
Drammis, secondo “IL Pungolo” di Napoli del 1863
“Il primo
del corrente mese la banda del famoso Pietro Monaco, appiattata da più giorni
dietro un forte burrone, faceva piovere una grandinata di palle sul barone
Salvatore Drammis e suo figlio Nicola, mentre là transitavano. Quest’ultimo fu
ferito alla spalla, ma non gravemente. Il Drammis che aveva seco otto guardiani
piombò addosso ai briganti ed uno ne uccise, due altri ferì gravemente, il
resto fugò. Dei guardiani, uno, tal Rosario Ceraldi, avendo toccato nello
scontro una ferita mortale, spirò il giorno appresso.
E tutto ciò
perché il Drammis è uomo liberale, filantropico e nemico della reazione, al
progredir del quale egli si oppose energicamente ed in special modo nel 1860. I
briganti, irritati e resi più feroci per lo smacco toccato, si vendicarono
dappoi, uccidendo gli animali e devastando i poderi non solo del Drammis, ma di
molti altri proprietari. Un povero vecchio di Santa Severina fu anche vittima
espiatoria della rabbia di questi scellerati”.
“Il Pungolo”, giornale politico popolare della sera, venerdì 10 aprile 18 63, Napoli.
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sabato 21 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
Gianni Rodari - L'albero dei poveri
L’albero dei poveri
Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bimbi è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.
Che strani fiori, che frutti buoni
oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavallo che spicca il salto.
Quasi lo tocco…
Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sul vetro è fiorito:
io lo cancello con un dito.
Gianni Rodari
giovedì 19 dicembre 2013
Comune di Scandale – Attriti tra l’Amministrazione e l’Opposizione
Il Comune di Scandale in una foto pubblicata in passato da Il Cirotano |
Scandale, minoranza assente: avviata
procedura decadenza
SCANDALE martedì 17 dicembre 2013
In
una lettera datata 13
dicembre 2013 inviata dal Comune di Scandale e indirizzata ai consiglieri
di minoranza, Antonio Barberio e Serafina Demme è stato comunicato l’avvio del
procedimento per la decadenza dalla carica di consigliere, per la mancata
partecipazione alle sedute del Consiglio comunale, ai sensi dell’art.43 del
TUEL. In effetti, la legge prevede che qualora i consiglieri comunali si
assentano per tre volte consecutive dal Consiglio senza produrre
giustificazioni decadono dalla loro carica. Barberio e Demme per la quarta
volta consecutiva non si sono presentati ai consessi civici indetti dal sindaco
Iginio Pingitore nelle seguenti date: 1 giugno 2013 , 30 luglio 2013 , 19 ottobre e 30
novembre. Responsabile del procedimento è la segretaria comunale, dr.ssa
Stefania Tutino, la quale curerà tutto l’iter. I consiglieri di minoranza entro
la fine dell’anno dovranno presentare le motivazioni per cui sono stati
assenti, mediante memore scritta, documenti e giustificazioni, l’amministrazione
ha in seguito l’obbligo di valutare, analizzare le osservazioni e/o deduzioni
presentate al fine di stabilire la fondatezza.
L’adozione del provvedimento finale
spetta al Consiglio comunale. Eventuale decadenza i soggetti avranno la
possibilità di fare ricorso al T.A.R. Il sindaco Iginio Pingitore ha dichiarato
che “è un atto dovuto, i consiglieri di minoranza dopo una campagna elettorale
accesa e che sembravano volessero cambiare il volto del paese hanno dimostrato
di non avere nessun interesse per il bene della comunità. I fatti lo
dimostrano, poiché risultano costantemente assenti dal consesso civico, tranne
le apparizioni mediante manifesti rivolti ad attaccare il sindaco e la sua
amministrazione che ancora governa da pochi mesi”. E’ un atto dovuto ribadisce
ancora il sindaco, “poiché alcuni metodi propagandistici sarebbero ammissibili
solo in campagna elettorale, ma il modo civile e democratico per far conoscere
le proprie idee rimane sempre il dibattito, ancor di più qualora una persona
abbia avuto il consenso popolare e occupa un posto in Consiglio comunale. A tal
punto, per eventuali dissensi contro l’amministrazione esiste solo l’aula della
casa del popolo per controbattere e non subdoli manifesti appesi al muro, nei
bar e per le vie del paese”.
Articolo de Il Cirotano del 17 dicembre 2013
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mercoledì 18 dicembre 2013
Massime e aforismi - Voltaire
martedì 17 dicembre 2013
Scandalesi a St. Georgen
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lunedì 16 dicembre 2013
Le vie di Roma sotto le Feste
domenica 15 dicembre 2013
Ezio Scaramuzzino - Partite di carte e di cuore
Piazza Guglielmo Oberdan a Scandale in una foto d'epoca (Archivio Aprigliano) |
Partite di carte e di cuore
Si giocava soprattutto a carte allora a
Scandale. In un angolo del Bar Centrale io ed i miei amici davamo fondo alle
nostre energie, in attesa che la vita ci aprisse qualche spiraglio sul nostro
futuro. Eravamo giovani, disponevamo di pochi soldi, ma quei pochi soldi
avevamo il gusto di fregarceli a vicenda, in un andirivieni senza fine che per
il momento dava un po’ di sapore alle nostre giornate. Si incominciava già al mattino e si
giocavano delle interminabili partite di Terziglio. Alla fine si tiravano le somme, i soldi
passavano da una tasca all’altra e ci si salutava, dandoci appuntamento per il
pomeriggio. Così si viveva allora, tra partite a carte, sfottò, beffe e
dispetti. Intorno ai vari tavoli di Terziglio c’era sempre qualche spettatore,
alla giusta distanza ovviamente, perché non tutti i giocatori, specie nei momenti
di iella, tolleravano la presenza di qualcuno alle proprie spalle.
Era una giornata in cui tutto mi andava
per il verso giusto. Potevo anche giocare distrattamente, ma finivo per
vincere. Apparve alle nostre spalle un signore anziano, dall’età incerta, che
si mise a seguire il gioco. Ci facemmo dei cenni d’intesa, mentre lo
sconosciuto, avvicinandosi sempre di più, dava a vedere di essere molto interessato.
Arrivò a prendere una sedia e a sistemarsi tra i due giocatori che perdevano,
ma entrambi gli fecero capire che non era gradito, girando le carte ed impedendogli
di seguire. Finì col sistemarsi dietro di me, che non avevo di questi problemi,
anche perché quel giorno vincevo e forse avrei vinto anche giocando a carte scoperte.
Interrompemmo verso l’ora di pranzo, ma
alle due del pomeriggio ero già al Centrale, in attesa dell’arrivo di qualcun
altro. Ero stato il primo ad arrivare, come spesso mi capitava, e nell’attesa
avevo preso un mazzo di carte, che mi divertivo a mescolare continuamente
oppure a sistemare sul tavolo, in un abbozzo di Solitario, da interrompere ad
ogni evenienza. Guardavo sempre verso l’ingresso, in attesa dell’arrivo di
qualcuno, quando vidi entrare il signore sconosciuto del mattino. Mi vide solo
e si avvicinò, presentandosi: “Avvocato Barca, Giuseppe Barca, avvocato in pensione”,
disse.
Ero incuriosito, come sempre mi succede
quando mi si scopre uno spicchio di umanità. In pochi minuti mi raccontò gli
aspetti salienti della sua vita. Nato nel paese, era emigrato da giovane a
Milano, dove aveva studiato, si era laureato ed aveva esercitato. Sposato e
senza figli, aveva deciso di far ritorno “alla terra degli avi”, come diceva,
perché era diventato insofferente della vita di città. Aveva ereditato una villetta
alla periferia del paese e lì si era stabilito con la moglie da qualche giorno,
in attesa di ristrutturarla. Mi chiese anche se potevo indicargli il nome di
qualche impresa edile, cosa che feci ben volentieri, e, vista la mia
disponibilità, ritenne opportuno ricambiare con qualche complimento, dicendo
che mi aveva molto apprezzato al mattino tanto che, confessava, mi aveva subito
considerato un grande giocatore di Terziglio. La sua cordialità si spinse fino al
punto di chiedermi se ero disposto a fare una partita con lui, solo con lui.
Ero un po’ perplesso: l’esperienza mi suggeriva una certa diffidenza a giocare
con chi non conoscevo bene, ma accettai lo stesso. Eravamo solo in due e lui mi
chiese di giocare a Briscola, cosa che accettai senza alcuna difficoltà.
Stabilimmo la posta, cinquecento lire a
partita di 120 punti, con rivincita di altre cinquecento ed eventuale spareggio
finale di millecinquecento complessive.
Vinsi facilmente la prima partita e
rivinsi, seppur con qualche difficoltà, la seconda. L’avvocato mi chiese di
giocare ancora ed io accettai subito, anche perché nel frattempo le mie
perplessità erano del tutto svanite. Giocava male, distrattamente, senza
contare le carte e i punti e, in quelle condizioni, alla lunga era destinato a perdere.
La mia spavalderia mi indusse a perdere di proposito qualche partita, per illuderlo,
e non trascuravo di aggiungere di tanto in tanto che, se perdeva, era un po’ colpa
della iella che quel giorno lo perseguitava. Gli amici, che nel frattempo erano
arrivati, si limitavano ad osservare da lontano e capirono che quel giorno non
avrei giocato con loro e che, anzi, non dovevano proprio disturbare. Dopo
qualche ora di gioco mi trovavo a vincere cinquemila lire, una cifra interessante
per quei tempi. Il Barca a un certo punto si alzò, scostò la sedia, estrasse con
eleganza il suo portafogli, mi consegnò il denaro e, con l’atteggiamento e la solennità
di un cavaliere antico, mi chiese se il giorno successivo poteva avere l’onore di
una rivincita. Gli accordai la rivincita naturalmente e non solo quella. Avevo
capito che quel signore poteva alimentare a lungo le mie fonti di reddito, cosa
di cui approfittai con moderazione, ma a lungo e senza alcuno scrupolo.
Si era verso la fine degli anni
sessanta, in una calda giornata di giugno. Avevo giocato con lui per tutta la
mattina, ci eravamo lasciati per il pranzo ed io mi ritrovavo già con le carte
in mano, al pomeriggio, in attesa del suo arrivo. Avevo ultimato un primo Solitario
e stavo per iniziarne un secondo, quando arrivò trafelato Totò Trivieri, uno
dei miei amici, a gridare: “L’avvocato Barca è morto”. Tutti i presenti,
interrotta ogni cosa, ci dirigemmo quasi di corsa verso la casa del “defunto”.
La moglie ci accolse con molta trepidazione e ci introdusse in una stanza,
dove, su di un letto matrimoniale all’antica, in parte disfatto, il marito era
disteso, seminudo, ma ricomposto alla meglio.
L’avvocato non era per nulla morto, ma
respirava con difficoltà e faceva segno di avvertire un forte dolore al petto.
Non ci voleva molto a capire che si trattava di un infarto e che bisognava fare
qualcosa per cercare di salvargli la vita. Fu scartata l’ipotesi di chiamare il
medico del posto, che per altro con gli scarsi mezzi a sua disposizione si
sarebbe limitato a constatarne il decesso, e si decise di tentare il tutto per
tutto, trasportandolo direttamente all’ospedale di Crotone, distante una
ventina di kilometri. Si trovò subito un’auto adeguata, si
reclinò il sedile anteriore a fianco dell’autista e lì, per lungo, fu disteso
il malato, così com’era, seminudo, per non perdere tempo a rivestirlo. Ad
accompagnarlo nel tragitto fui scelto io, da tutti considerato il suo migliore
amico e anche come colui che più di ogni altro aveva l’obbligo di sentirsi riconoscente
e quasi in debito con lui. Mi sedetti sul sedile posteriore e, mentre lui si lamentava,
cercavo di consolarlo e gli massaggiavo il petto, cosa che sembrava calmarlo e
fargli piacere. Lo portai vivo al pronto soccorso, dove mi fermai quel giorno fino
a quando mi fu assicurato che ormai era da considerarsi fuori pericolo.
Al paese la vita aveva ripreso il suo
corso ed io mi ero rimesso a giocare a Terziglio con gli amici. Ma giocavo
spesso svogliatamente ed anzi qualche volta rifiutavo di giocare e stavo seduto
a prendere il fresco su una veranda che dominava la piazza principale. Era
passato circa un mese e, in un torrido pomeriggio di luglio, vidi fermare un’auto,
da cui lentamente e con molta difficoltà vidi scendere il Barca. Dimagrito e con
la pelle flaccida e cadente, avanzava verso di me, quasi irriconoscibile. Lo
invitai a sedere e lui mi sembrò quasi grato dell’invito. Mi dimostrai
premuroso e gli chiesi come stava. Parlò con voce stanca, come di chi non ha
più interesse alla vita.
“Grazie a te, mi disse, che sei stato
il mio migliore amico. Io non so se potrò ancora fare la vita di prima e soprattutto non
so se potrò ancora fare la partita a carte con te, perché i medici mi hanno
detto di evitare ogni emozione e quelle partite, anche se non lo davo a vedere,
erano per me un’emozione, forse una delle ultime emozioni della mia vita. Avevo
da dirti qualcosa e lo faccio adesso, prima che sia troppo tardi.
Intanto ti dico che quel pomeriggio,
quando mi hai atteso inutilmente, sarei arrivato comunque in ritardo, perché…ricordi
come mi hai trovato? Basta, tra uomini ci si capisce. E poi un’altra cosa
volevo dirti, alla quale tengo particolarmente. Lo so che forse ti meraviglierai, ma, per i soldi
che ho persi in tutti questi mesi giocando a carte, sono contento di averli
persi con te. Per fortuna, ho potuto mettere da parte un bel po’ di soldi nel
corso della mia vita e io a chi li debbo lasciare questi soldi? Non ho figli,
ho solo qualche nipote di mia moglie, che quasi non conosco neppure, sicché,
pur senza dirtelo, ti ho quasi adottato. Se ti avessi offerto dei soldi in
regalo, forse li avresti rifiutati per orgoglio. Ho fatto finta di perderli al
gioco: io sono stato contento di perderli e tu ti sei sentito orgoglioso di
vincerli. Certo, ho dovuto recitare un pochino, ma mi sono ritrovato bene nella
parte e non mi è dispiaciuto. Ho dovuto far finta di non saper giocare, di non
saper nemmeno tenere le carte in mano, di essere smemorato, con il rischio di
essere considerato una macchietta da te e dai tuoi amici. Ma ora sai come sono andate le cose. Se
poi un giorno vorrai sapere chi è stato veramente l’avvocato Barca, vallo a
chiedere in giro, nei circoli più esclusivi di Milano.
Questo volevo che tu sapessi. Se io non
dovessi farmi vedere al Centrale, ti aspetto. Potremo sempre fare un’altra
partita a briscola ed io sarò contento di interrompere per un attimo una
partita a scacchi, ben più importante, che da oggi sarò costretto a combattere con la nera signora della
morte”.
L’emozione e la commozione mi
impedirono di dire una qualunque parola. L’avvocato si alzò lentamente, si
avviò, si rimise in auto e sparì, per sempre”.
Ezio Scaramuzzino, Violetta spensierata e altri racconti, Gruppo Editoriale
l’Espresso, 2012, pag. 132.
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venerdì 13 dicembre 2013
Paesi di Calabria - Rossano
Piazza Steri a Rossano in una foto del 1961 di Franco Papaianni |
ROSSANO
L’antica cittadina è situata sul colle
alle pendici della Sila Greca. Municipio romano, con il nome di Roscianum è citata nell’Itinerario di
Antonino. In contrada Sant’Antonio è venuto alla luce un abitato romano. Occupata
da Totila nel 548, divenne successivamente un importante centro bizantino. Ebbe
il suo massimo splendore tra l’VIII e l’XI secolo per la presenza di sette
monasteri basiliani. Uno di questi conservò per tanto tempo il celebre Codex Purpureus Rossanensis,
evangeliario del secolo VI scritto in greco, composto da 188 fogli di pergamena
di colore rosso (rosso perché i fogli di pelle di agnello venivano intinti
nella porpora), scritto in stampatello con inchiostro d’argento e solo tre
righe all’inizio con inchiostro d’oro.
È patria del monaco basiliano San Nilo
(910-1004), del Papa Giovanni VII (706-707), e di Giovanni Filagato, che
divenne l’antipapa Giovanni XVI (997-998).
Ebbe come feudatari i Marzano, gli
Sforza, gli Aldobrandini e i Borghese. Subì gravi danni nel terremoto del 1836.
Adesso è un importante centro agricolo e commerciale con varie attività industriali
e artigiane. Da vedere la
Chiesa bizantina di San Marco (sec. XI) e di Santa Maria del
Patire (sec. XII, con influssi normanni). Turismo balneare (Lido S. Angelo),
sulla costa ionica.
Copertina del Codice purpureo |
giovedì 12 dicembre 2013
mercoledì 11 dicembre 2013
DICEMBRE - Poesia di Alfredo Giglio
DICEMBRE
Grigiore cupo infondi in tutti i cuori
Mese ultimo d’un anno ch’è passato
E se il finir del tempo ci commuove,
La speranza nel nuovo, si rinnova.
Alberi spogli nella nebbia fredda
Che li copre di brina ormai gelata
E bambini, già
tutti imbacuccati
Lascian l’orme sui prati ora innevati.
Il cielo è grigio e pesa come piombo
Su una terra che sembra addormentata.
Per la strada una folla passa lesta
E le vetrine scintillanti assale,
Pensando forse ai doni del Natale
Ch’è vicino, con l’aria della festa.
Compare qualche sfera colorata
Per adornare un albero d’abete,
Più la cometa inver tutt’argentata
Che poi farà l’ addobbo del Presepe.
Dicembre, torni mesto e sempre afflitto
Per trovar, chi ha legna da bruciare
Seduto caldo attorno al caminetto,
Ch’attende un pasto ricco e saporito
E gioia porgi ai bimbi con quei doni
Posati sotto al cono illuminato.
Ma per quelli che sono derelitti
E vivono all’aperto senza un tetto
Tu rappresenti solo un gran tormento.
Avvolti ancor nel gelo più ghiacciato
Si nutron d’aria, inghiottendo il vento.
Alfredo Giglio
martedì 10 dicembre 2013
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