lunedì 29 novembre 2010
domenica 28 novembre 2010
Sentenza della Commissione Feudale del 1809
Subito dopo l’abolizione della feudalità avvenuta il 2 agosto 1806, i Comuni di Scandale e San Mauro fecero causa al principe di Santa Severina, Gennaro Grutther.
Addì 21 luglio 1809
Tra i Comuni di Scandale e San Mauro, in provincia di Calabria Ulteriore, patrocinati dal sig. Gennaro Rispoli; e l’ex barone principe di Santa Severina sig. Gennaro Grutther, patrocinato dal sig. Luigi de Vera. Sul rapporto del sig. Giudice Pedicini.
Le due Università di Scandale e San Mauro hanno dedotto in questa Commissione i seguenti dieci capi di gravezze contro il principe di Santa Severina sig. Gennaro Grutther.
1) Che nelle terre dei particolari comprese nelle contrade chiamate i Corsi eserciti l’abusivo diritto di camera, così volgarmente chiamato.
2) Che esiga grani 50 l’anno per ogni casa in San Mauro, e grani 25 per ogni casa in Scandale.
3) Che esiga la fida di un carlino al mese dai forestieri che vanno a travagliare tanto nel territorio di Scandale, che di San Mauro.
4) Che riscuota un carlino per ogni vitello, grani due per ogni capretto, e grani sei per ogni porco.
5) Che esiga dei piccoli censi sopra case e sopra vigne, che in Scandale ascendono ad annui ducati 50, ed in San Mauro ad annui ducati 8.
6) Che sotto nome di bagliva esiga dai cittadini la fida e diffida degli animali che pascolano nei fondi propri di essi cittadini, o nelle terre comunali. Nega l’uso civico nei demaniali del feudo, e nelle terre dei cittadini fida gli animali dei forestieri.
7) Che esiga sotto il nome di juvatico ossia parecchiata una contribuzione pei buoi dei forestieri, che vengono in questi territori per arare le terre.
8) Che esiga il passo dalle mandrie delle pecore e capre, tanto quando entrano, quanto quando escono dai territori dei suddetti Comuni.
9) Che impedisca ai cittadini l’uso libero di legnare e pascere nel bosco detto Ferrato sito nel tenimento di Scandale promiscuo tra l’Università di detta terra, quella di San Mauro e l’altra di Santa Severina.
10) Finalmente, che avendo i cittadini dell’una e dell’altra Università di Scandale e San Mauro il diritto di seminare e di piantare nel bosco di Ferrato, pagandone alle stesse gli estagli in annui ducati
Sul capo primo ha voluto
Non ha bastato però alla famiglia Grutther attuale ex feudataria di esercitare i diritti solamente descritti nella relazione del Tavolario G.B. Manni, ma ne ha introdotti altri peggiori. Imperciocchè ha stabilito l’abuso di chiudere nel Corso le terre dell’estensione minore di 36 tomoli, che Manni le aveva eccettuate dalla servitù. Dovendo vendere l’erba per soli cinque mesi jemali dell’anno, l’ha venduta per tutto l’anno, privando così i cittadini della facoltà di vendere l’erba statonica ai forestieri, o di servirsene per i propri animali. Non seminando i cittadini nel triennio della semina le loro terre, ha approfittato dell’erba delle terre medesime, inventando un nuovo diritto chiamato d’incamberatura. E finalmente con altro vocabolo di diritto di sterzatura si ha appropriato le erbe delle terre rimaste in parte inseminate negli anni di semina.
Ora tutti questi diritti sono stati dalla Commissione considerati tanti abusi contrari alla ragione, dannosi agli interessi dei particolari, ed ostativi ai progressi dell’agricoltura, e perciò a creduto doverli tutti abolire, restituendo ai proprietari la piena libertà di fare dei territori loro quell’uso che meglio ad essi sembrasse, tanto maggiormente per aver veduto che con l’acquisto non ebbe la famiglia Grutther conceduti gli espressati abusivi diritti: e benché il Tavolario nell’apprezzo che fece li avesse descritti, nondimeno non gli diede alcun prezzo.
Rispetto al capo due, ha
Abusiva ha considerata poi l’esazione della fida a ragione di un carlino al mese, di cui si fa menzione nel terzo capo, che fa l’ex feudatario da tutti coloro che vanno a travagliare nei territori di San Mauro e Scandale, e quindi ha stimato ancora di abolirla.
Egualmente abusiva ha considerato l’altra esazione contenuta nel quarto capo di un carlino per ogni vitello, di grani due per ogni capretto, e di grani sei per ogni porco, onde ha creduto pure di abolirla.
Rapporto al capo quinto, che riguarda l’esazione dei censi sopra case e vigne, che in Scandale si è detto ascendere ad annui ducati 50, ed a San Mauro ad annui ducati 8,
Sul capo sesto ha considerato, che nessun diritto poteva all’ex feudatario competere di fidare e di esigere la pena della diffida per gli animali che pascolano nei fondi dei particolari cittadini, o nelle terre comunali, ma che l’ex feudatario medesimo abbia il diritto di fidare nei demaniali del feudo, dedotto però l’uso civico, anche per causa di commercio tra concittadini.
Sul capo settimo ha considerato irragionevole ed abusiva la contribuzione, che sotto il nome di juvatico, ossia parecchiata lo stesso ex feudatario vuole esigere per i beni dei forestieri che vengono nei territori di Scandale e di San Mauro ad arare le terre.
Sul capo ottavo ha considerato, che l’esazione del passo da tanto tempo sia stata in questo Regno abolita.
Finalmente sui capi nono e decimo, il primo che riguarda l’abuso della fida, che fa l’ex feudatario nel bosco di Ferrato promiscuo tra le Università di Scandale e di San Mauro con quella di Santa Severina, impedendo così l’esercizio degli usi civici ai cittadini; e il secondo che riflette le occupazioni fatte dallo stesso ex feudatario di due porzioni del bosco medesimo, annettendoli ad altri suoi territori,
Per le considerazioni quindi sopra addotte, ha
1) Dichiara abolito qualunque diritto finora esercitato dal duca di Santa Severina sig. Gennaro Grutther sopra i pascoli dei territori dei particolari possessori siti tanto nel tenimento di San Mauro che di Scandale, conosciuti col nome di jus camera, o d’incamberatura, o di sterzatura, per effetto di che sia le dette Università, sia i particolari possessori suddetti si servano dei loro diritti nei rispettivi fondi o tenendoli per uso di semina, o di erba, o piantandoli come ad essi meglio torna conto.
2) Si astenga l’ex feudatario medesimo di esigere sotto forma di pagliaritico carlini cinque all’anno per ogni casa sita in San Mauro, ed annui grani 25 per ogni casa sita in Scandale.
3) Si astenga altresì di esigere un carlino al mese da ogni forestiere che va a travagliare sia nel territorio di san Mauro, sia in quello di Scandale.
4) Si astenga ancora di esigere un carlino per ogni vitello, grani due per ogni capretto, e grani sei per ogni porco.
5) Si serva l’ex feudatario del suo diritto nell’esigere dai particolari possessori di case tanto in San Mauro, che in Scandale i censi, che per speciali concessioni gli sono dovuti. Sia lecito però ai possessori medesimi di poterli redimere alla ragione del 5 per
6) Si astenga lo stesso ex feudatario di esigere la fida e la diffida degli animali che pascolano nei fondi demaniali dell’Università e dei particolari cittadini. Sia lecito però al medesimo di servirsi del suo diritto nei demaniali dell’ex feudo, dedotto l’uso civico, anche per causa di commercio tra concittadini.
7) Si astenga parimenti di esigere sotto nome di juvatico, ossia parecchiata qualunque contribuzione per i buoi dei forestieri, che vengono nei territori di dette Università per arare le terre.
8) Si astenga di esigere il passo per le mandrie delle pecore e capre, tanto quando entrano, che quando escono dai territori delle stesse Università.
9) Finalmente si riserva
Per le spese della lite restino le parti vicendevolmente assolute.
Commissione Feudale, Sentenze, n°77, vol. VII, Cosenza 1809, pp. 376-389.
venerdì 26 novembre 2010
Bronte
Bronte è un Comune in provincia di Catania. Durante la campagna Garibaldina del 1860, Nino Bixio vi soffocò nel sangue una rivolta contadina contro i proprietari terrieri.
Senza andare a rovistare i libri di storia in merito, riporto un passo del libro di Umberto Eco, Il Cimitero di Praga, un romanzo storico uscito da poco nelle librerie, dove l’autore parla di quell’evento.
“È accaduto a Bronte, vicino a Catania. Diecimila abitanti, la maggior parte contadini e pastori, ancora condannati a un regime che ricordava il feudalesimo medievale. Tutto il territorio era stato dato in dono a Lord Nelson, col titolo di duca di Bronte, e per il resto è sempre restato in mano a pochi benestanti, o “galantuomini”, come li chiamano laggiù. La gente veniva sfruttata e trattata come bestie, gli proibivano di andare nei boschi padronali per raccogliere erbe da mangiare, e dovevano pagare pedaggio per l’ingresso ai campi. Quando arriva Garibaldi quella gente pensa che sia venuto il momento della giustizia e che le terre ritornino a loro, si formano dei comitati detti liberali, e l’uomo più eminente è un certo avvocato Lombardo. Ma Bronte è proprietà inglese, gli inglesi hanno aiutato Garibaldi a Marsala, e da che parte deve stare? A questo punto quella gente smette anche di dare ascolto all’avvocato Lombardo e ad altri liberali e non capisce più nulla, scatena una canea popolare, un eccidio, massacra i galantuomini. Hanno fatto male, è ovvio, e in mezzo ai rivoltosi si erano insinuati anche avanzi di galera, si sa, con lo sconquasso che è avvenuto in quest’isola, è tornata in libertà tanta gentaglia che avrebbe dovuto rimanere dentro... Ma tutto è successo perché eravamo arrivati noi. Pressato dagli inglesi, Garibaldi manda a Bronte il Bixio, e quello non è uomo di troppe sottigliezze: ha ordinato lo stato d’assedio, ha iniziato una rappresaglia severa sulla popolazione, ha dato ascolto alla denuncia dei galantuomini e ha identificato l’avvocato Lombardo come il caporione della rivolta, ciò che era falso, ma fa lo stesso, occorreva dare un esempio, e Lombardo è stato fucilato con altri quattro, tra cui un povero demente che prima ancora delle stragi andava per le strade a gridare insulti contro i galantuomini, senza far paura a nessuno”.
Umberto Eco, Il Cimitero di Praga, Bompiani, ottobre 2010, p. 163.
mercoledì 24 novembre 2010
martedì 23 novembre 2010
Caccuri
Caccuri è un borgo medievale, fu patria di Ciccio Simonetta, segretario di Francesco Sforza a Milano nel 1450, poi cancelliere della duchessa Bona. Fu vittima di Ludovico il Moro che nel 1480 lo fece decapitare. Nel centro storico si possono ammirare il palazzo Simonetta e il piccolo ma ben conservato castello Barracco (nella foto).
lunedì 22 novembre 2010
domenica 21 novembre 2010
Monsignor Francesco Falabella, visita Scandale nel 1660
La facciata della parrocchia di San Nicola a Scandale, in una foto pubblicata dal sito del Comune di St. Georgen in Germania.
Il 29 novembre 1660 arriva a Scandale per una visita pastorale, monsignor Francesco Falabella, arcivescovo di Santa Severina. In merito, sentiamo il prof. Giuseppe Caridi dell’Università di Messina.
Importanti documenti fanno ulteriore luce sulla vita religiosa a Scandale nel secolo XVII. Il 29 novembre 1660 giunge a Scandale in visita pastorale monsignor Francesco Falabella, arcivescovo di Santa Severina. All’arrivo del presule si svolge una suggestiva cerimonia, emblematica, con la sua carica di emotività, del pilotato “processo di aggregazione fra vita quotidiana e potere” che, in un ambiente privo di certezze di ordine materiale e morale, soprattutto per quanto concerne la vita futura, affida “spesso – come acutamente rileva Tramontana – alla religione e alla struttura ecclesiastica, alle sue forme escatologiche ed alle sue liturgie, il compito di regolare la condotta sociale e organizzare il consenso”. Dopo aver eseguito un’analoga visita a San Mauro, l’arcivescovo si dirige a Scandale. Giunto con il suo seguito in prossimità dell’abitato, a Falabella vengono incontro il clero e il popolo scandalesi. Sceso da cavallo, il prelato si inginocchia su un tappeto e bacia il crocifisso tesogli da un religioso, quindi, preso posto sotto il baldacchino, si reca alla chiesa matrice, dedicata a San Nicola, accompagnato da clero e laici al canto dell’inno Veni Creator Spiritus. Entrato in chiesa, l’arcivescovo santasaverinese passa in rassegna gli altari, ispeziona gli arredi sacri, controlla le condizioni delle strutture edilizie. Le stesse operazioni vengono ripetute nelle altre chiese scandalesi visitate. Monsignor Falabella, messo pure al corrente di eventuali inadempienze degli obblighi di messe, adotta di volta in volta i provvedimenti che ritiene più opportuni. Stabilisce, ad esempio, di spostare vicino alla porta principale e a sinistra dell’altare maggiore il fonte battesimale, già situato in fondo a destra. Si accorge che nel pavimento vi sono degli avvallamenti e ordina che siano riempiti di cemento a spese dell’università, sotto pena di interdetto. Dispone che vengano sequestrati i benefici legati dalla famiglia Clarà all’altare della Madonna del Carmine finché il sacerdote preposto non abbia completamente ottemperato agli obblighi delle messe pattuite.
Tra le più abbienti famiglie scandalesi, come del resto avviene anche in altri centri, vige infatti la consuetudine di istituire nella chiesa matrice di S. Nicola, o nelle altre chiese di Scandale, un altare da esse dotato, su cui compete il cosiddetto ius patronatus, consistente nel diritto di designarvi un sacerdote addetto alle funzioni liturgiche, spesso membro della stessa famiglia dotante, cui è così assicurata una rendita vitalizia. Oltre ai Clarà, già menzionati, titolari di ius patronatus risultano in Scandale i Basilico, fondatori dell’altare di S. Antonio da Padova, i Borrello, i Melito, i Brundo, titolari, rispettivamente, degli altari di Santa Maria di Costantinopoli, Ognissanti e SS.ma Concezione, e i Franco, fondatori della cappella di S. Maria Annunziata.
Monsignor Falabella, nella sua visita pastorale, trova nel nostro paese i seguenti religiosi: arciprete Giovanni Lorenzo Massa; sacerdoti Egidio Basilico, Marco Antonio Cizza, Michele Corello e Giovanni Francesco Longo; chierici Giulio Facente, Carlo Bollotta, Giovanni Leonardo Villirillo, Giuseppe Brundo, Tommaso Le Donne, Giovanni Pietro Sodano, Domenico Franco, Tommaso Franco, Giovanni Francesco Turrioti, Luca Masarachi, Domenico Parise, Giovanni Francesco Romano, Domenico Brescia, Giuseppe Marchese, Carlo Terranova, Onofrio Sculco, Carlo Morello e Giovanni Domenico Fiorentino; chierici coniugati Leonardo Facente e Francesco Maria Mendicino.
Cfr. Giuseppe Caridi, Aspetti e momenti della vita di un casale ripopolato: Scandale nel Seicento. Archivio Storico per
venerdì 19 novembre 2010
L'isola amorosa
Celebre canzonetta del genovese Carlo Innocenzo Frugoni (1692 – 1768), personaggio centrale nella Parma dei Farnese e dei Borbone.
L’isola amorosa
La bella nave è pronta:
Ecco la sponda e il lido,
Dove nocchier Cupido,
Belle, vi invita al mar.
Mirate come l’àncora
Già da l’arena svelsero
Mille Amorin, che apprestansi
Festosi a navigar.
mercoledì 17 novembre 2010
Un matrimonio a Scandale, raccontato dal prof. Rossi-Doria
Corteo per le strade di Scandale di due giovani sposi (Luigi e Rosa) in una foto d’epoca conservata da Luigi Aprigliano
Scandale, 16 aprile 1955.
Il matrimonio:
Nella casa della sposa, tutti si sono alzati presto. Le bambine più piccole di 8 e 5 anni sono state vestite subito con l’abito di piqué bianco. Non le hanno pettinate. Le scarpe erano quelle di ogni giorno. Le due ragazzine sono andate in giro per il paese come le altre mattine, aspettando la cerimonia. La sposa aveva portato tutto il suo corredo a Cirò dove andrà ad abitare. La casa gliela hanno preparata i parenti.
Prima che il corredo partisse, ci furono le visite dei parenti e degli amici. Si dice fare vedere “il letto”. Questo avviene per le spose che lasciano il paese. Sul letto è esposta la biancheria personale e della casa. Alla testa del letto gli invitati appuntano i soldi, chi 500 lire, chi 100, chi 1000, chi di più. La madre offre i soliti liquori.
Il giorno del matrimonio, lo sposo e la sposa vanno a fare la comunione presto, poi si ritirano in casa. Intanto i familiari, benché siano stati mandati gli inviti girano il paese, invitando personalmente ogni famiglia amica. Se no non verrebbero.
La sposa porta un abito blu e lo sposo un vestito semplice. Aspettavano i vestiti da cerimonia che dovevano arrivare da Cirò. Il vestito da sposa lo regala il marito ed anche il vestito da cerimonia.
Gli invitati cominciarono ad arrivare verso le undici. Il matrimonio doveva essere celebrato prima di mezzogiorno se no, si doveva pagare 7000 lire al prete (sembra che sia proibito di sposare dopo mezzogiorno senza autorizzazione e si deve pagare).
I cirotani (6 macchine piene) arrivarono alle 11 e mezzo. La sposa e lo sposo andarono a cambiarsi e con loro anche le sorelle delle due parti. La casa era invasa dagli invitati. Le donne avevano un cavaliere. Nessuna ragazza (anche se amica) è venuta se non accompagnata da un fratello.
Molte ragazze e molte donne non sono potute venire per l’assenza del fratello, del padre, del marito.
Era strano notare questa gente seduta abbastanza silenziosa. Aspettavano: le ragazze con curiosità la venuta della sposa, i ragazzi invece parlavano e scherzavano.
Quando la sposa uscì dalla camera, prese il braccio del compare, il mazzo di fiori e uscì di casa, conducendo il corteo. Lo sposo seguiva dietro e poi tutti i parenti e amici, un uomo e una donna, si mettevano in fila dietro senza gerarchia. La madre del fidanzato e della fidanzata non andavano in chiesa.
Il corteo attraversa il paese. Tutti quanti stavano sulle porte, curiosi ed anche commossi. Al passaggio della sposa qualcuno gettò i confetti e i ragazzini si buttarono per terra per raccoglierli. Così il corteo arrivò alla chiesa. Gli sposi si misero in ginocchio davanti al prete con i testimoni in piedi, vicini, e tutti gli altri disordinatamente in piedi, vicini più possibili agli sposi. La cerimonia durò forse mezz’ora. Il prete diede la benedizione. Fece scambiare gli anelli, lesse il codice, fece un piccolo discorso. Rosa, la sposa era dell’Azione Cattolica, non praticava, però il discorso fu impostato su questo tema.
Dopo il discorso andarono a firmare e poi gli invitati fecero gli auguri agli sposi. Il corteo si ricompose per tornare a casa. I confetti volavano lungo tutto il percorso.
Arrivati a casa, lo sposo e la sposa presero posto in mezzo alla camera seduti intorno gli invitati. Mentre i parenti giravano con i vassoi pieni di bicchierini, la sposa riceveva gli auguri e le buste contenenti i soldi.
Si fecero 4-5 giri di liquori e paste e alle due si prepararono per la partenza per Cirò, dove aveva luogo la festa.
La sposa girò con lo sposo a distribuire i confetti. Salutò e partì.
Le ragazze di Scandale, con i vestiti d’estate (benché facesse ancora freddo) e i gioielli tornarono a casa. Il matrimonio era stato per loro un diversivo. Si erano lavate, avevano vestiti nuovi, scarpe nuove, e tutti i loro gioielli, sembravano pupazzi vestiti.
Solo la sposa sembrava uscita da un altro mondo. Per un giorno, per un’ora si era liberata dalla sua vita quotidiana e dai suoi vestiti vecchi, dalle sue pentole e aveva toccato un’altra vita. Per quell’attimo era uscita dalla folla del paese, dalla monotonia di ogni giorno. Gli altri no.
Stanno poi 8 giorni in casa senza uscire. Dopo 8 giorni escono, vanno in chiesa e poi vanno a pranzo dal compare.
Notazioni e Appunti di Rossi-Doria e delle sue collaboratrici, A.N.I.M.I., Roma, Archivio Rossi-Doria, fascicolo 9, vol. II (dattiloscritto).
martedì 16 novembre 2010
lunedì 15 novembre 2010
domenica 14 novembre 2010
L’emigrazione scandalese in una Tesi di Laurea di Carolina Lettieri
Scandalesi emigrati in Canada in una foto del 1957 conservata da Luigi Aprigliano. Quello a sinistra è Giuseppe D'Amato (i du Pugghjisi), quello al centro è Angelo D'Amato, suo fratello (il primo scandalese trasferitosi da Utica, New York, a Kirkland Lake nell’Ontario. Gestiva un pub ed un piccolo hotel e, sembra, mai venuto a Scandale). Quello a destra con la pipa è Carmine Aprigliano (conosciuto come Carmini i Palacca).
A proposito di emigrati scandalesi, mi è stato riferito che proprio tre settimane fa è deceduta a Thorold, Ontario, all’età di 85 anni, Rosina Marino, moglie di Antonio Trivieri (i Famazza), emigrata nel 1954.
Piccola sintesi della Tesi di laurea della scandalese Carolina Lettieri, presentata alla facoltà di Sociologia dell’Università “
La ricerca mette in risalto che l’emigrazione in Germania occupava (al 31 agosto 1986) il primo posto con 491 unità. Le presenze in altre nazioni erano 332. Poi continua:
“C’è da dire che molti partirono negli anni Cinquanta in America dove sono rimasti. I centri dell’interno dove i lavoratori di Scandale si dirigevano maggiormente, dopo avervi in principio qualcuno di loro creato, col proprio arrivo una testa di ponte, erano Milano e Cinisello Balsamo in Lombardia; Torino e Chivasso, in Piemonte; Camporosso, Sanremo e Ventimiglia, la provincia cioè di Imperia, in genere nella Liguria. E quindi, pure Reggio Emilia; e in Toscana: Querrata, Prato, Firenze. Dopo che la testa di ponte era creata, dal capo o da un altro componente della famiglia, si richiamavano gli altri familiari, i parenti e anche gli amici disoccupati. In seguito, tutta la famiglia come è avvenuto soprattutto all’origine migratoria in Liguria a Camporosso, e, per quanto riguarda l’emigrazione all’estero a St. Georgen e a LeutKeerk, nella Germania Federale, dove vivono ancora molte decine di lavoratori e loro familiari, che costituiscono nella loro stragrande maggioranza, assieme a molti altri italiani ivi emigrati per lo stesso motivo, il centro italiano di St. Georgen. Centro fondato e gestito pure, in gran parte, da scandalesi, insieme ad altri lavoratori di Cotronei e di altri paesi italiani, eletti di volta in volta negli organismi direttivi del Centro. Suo primo presidente, il dottor Salvatore Cosco, scandalese. Risultano, infatt,i come è stato detto, gli scandalesi in St. Georgen e in Leutkeerk, il maggior numero di italiani, in assoluto, e degli emigrati, tutti di ogni altra provenienza, italiani compresi, che si trovano nei due centri tedeschi. Mentre è da dire che anche all’interno (nella sola città di Milano), vivono non meno di duecento scandalesi, il maggior numero dei quali ivi definitivamente trasferiti, come è certo rilevabile dai registri di quella popolazione e dal servizio elaborazione dati per i residenti in Scandale, non mancano tuttora centinaia di lavoratori e loro familiari emigrati, naturalmente, nelle località, tutte del Nord Italia”.
Seguono poi le interviste vere e proprie, dove si sottolinea lo sradicamento traumatico della partenza che avveniva di solito alla presenza di tutto il vicinato. La nostalgia della lontananza e il desiderio profondo del ritorno. Per i primi emigrati in Germania si presentò il problema della conoscenza della lingua. Qualcuno ha confessato che non potendo comunicare non riuscivano a fare la spesa e, arrivati a casa, si mettevano a piangere.
Alla fine della tesi,
“l’indagine che si è svolta mostra che l’emigrazione a Scandale, comincia a svilupparsi all’inizio degli anni Trenta. Si tratta di un’emigrazione transoceanica, forze di lavoro maschile, diretta esclusivamente nelle Americhe di tipo permanente. Nel periodo fine anni Cinquanta e Sessanta si registrò una certa ripresa dell’emigrazione verso l’estero con destinazione verso i paesi europei (Germania, Ventimiglia, Sanremo, Torino, Milano) città cioè caratterizzate da febbrile circuito economico. Negli anni Settanta e Ottanta nonostante l’aumento della disoccupazione a Scandale si sono aperte all’emigrazione anche le vie trans europee dell’Africa e del Medio Oriente (in particolare Libia, Egitto, Iran, Iraq). L’emigrazione interna, è quasi sempre intesa come definitiva, o con la prospettiva di farsi raggiungere dall’intero nucleo familiare”.
Tabella della distribuzione degli emigranti scandalesi in Germania al 31 agosto 1986 che si trovano sulla Tesi della Lettieri
PAESI........................MASCHI...............FEMMINE.....................TOTALE
St. Georgen..................130.........................87...............................217
Leutkirch......................58.........................20.................................78
Villigen..........................21.........................24.................................45
Stoccarda......................12..........................4..................................16
Herford..........................5...........................6...................................11
Remscheid.....................7..........................3...................................10
Scheer............................6..........................1.....................................7
Isny...............................2..........................5.....................................7
Hengen...........................3..........................3.....................................6
Berlino............................2..........................3.....................................5
Francoforte.....................3..........................2.....................................5
Wolfsburg.......................3..........................1.....................................4
Monaco...........................-...........................2....................................2
Totale..............................................................................................491
Tabella della distribuzione degli emigranti scandalesi in altri paesi al 31 agosto 1986
PAESI........................MASCHI...............FEMMINE.....................TOTALE
Argentina......................2...........................4....................................6
Arabia............................1...........................-....................................1
Brasile...........................8..........................7..................................15
Canada.........................21.........................25.................................46
Egitto.............................1...........................-....................................1
Jugoslavia.......................2..........................1....................................3
Libia..............................1...........................-.....................................1
Francia..........................23........................23..................................46
Olanda..........................17........................10...................................27
Spagna...........................-...........................1.....................................1
Svizzera........................20.........................24..................................44
Stati Uniti.....................16..........................7...................................23
Emigranti calabresi scendono alla stazione di Wolfsburg in Germania
venerdì 12 novembre 2010
Gian Vincenzo Gravina
Una riflessione lucida della poesia italiana si deve a Gian Vincenzo Gravina, nato a Roggiano nei pressi di Cosenza nel 1664. Dopo aver studiato lingue classiche, filosofia e giurisprudenza a Scalea e a Napoli, nel 1689 si trasferì a Roma dove ebbe la cattedra di leggi civili e poi quella di diritto canonico. Morì a Roma nel 1718.
Figura intellettuale che emerge dal “ceto civile” meridionale. Esperto giurista, imbevuto di cultura cartesiana e spinoziana, si impegnò in una dura battaglia contro i Gesuiti con il libello Hydra mystica seu de corrupta morali doctrina (1691). Occupa una posizione di rilievo nell’Accademia dell’Arcadia, che lui contribuì a fondare a Roma, il 5 ottobre 1690, assieme ad altri scrittori.
Nel trattato Della ragione poetica del 1708, già pubblicato nel 1696 col titolo Delle antiche favole, Gravina tiene presente le “antiche favole” e i poemi di Omero, individua nella “finzione” la caratteristica fondamentale della poesia che la riconduce alla facoltà della “fantasia”.
La poesia è quindi “una maga, ma salutare, ed un delirio che sgombra le pazzie” che attraverso le maschere delle favole manifesta nozioni costitutive della vita civile e offre al popolo un’immagine della sapienza razionale.
Dopo aver sottolineato la qualità fantastica dell'attività poetica, rivaluta la poesia di Alighieri. Scrisse saggi di argomento letterario: Opuscula, 1696; Della divisione dell'Arcadia, 1712; De disciplina poëtarum, 1712; Della tragedia, 1715, e nel 1712 le classicheggianti Cinque tragedie: Palamede, Andromeda, Servio Tullio, Appio Claudio, Papiniano. Dal rifiuto del barocchismo nasce un bisogno di “grande” poesia, basata su sentimenti profondi e sui grandi miti capaci di educare i popoli alla civiltà.
mercoledì 10 novembre 2010
“Scandale nel mio cuore” di Rosa Oliverio
Passo del libro “Pane e fichi secchi” della scandalese Rosa Oliverio, pubblicato da Editoriale Progetto 2000, Cosenza, 2010.
“Amo vivere nel mio paese e credo non ce ne sia uno più bello in cui abitare. Le case attaccate le une alle altre come a prendersi per mano in un girotondo magico, i campi odorosi in ogni stagione dell’anno, le persone meravigliose che quando mi incontrano mi sorridono ripetendo il mio nome come in un canto Rosettù. Ma il momento più bello del giorno, quello che amo di più, è il dopo pranzo quando per abitudine tutti vanno a riposare avvolti dalla calura estiva. Io però non dormo, anzi, quando il paese è addormentato, esco.
Amo scorazzare per le strade. A quell’ora c’è un venticello che mi solleva la gonna, mi penetra nella pelle, mi abbraccia, mi fa sentire viva. Non cammino, saltello, si direbbe che danzi accompagnata dalla musica che si leva dalla natura circostante. Mi piace rincorrere i grilli, osservare la fatica delle formiche, accarezzare i fiori dolcemente, per non sciuparli giusto per farmi sentire e riconoscere, seguire il volo degli uccelli e godere da sola dello spettacolo della vita. Alcune volte mi butto sul terreno e mi lascio invadere dalle vibrazioni che salgono dalla terra, ne avverto il movimento continuo del profondo, di quell’universo oscuro da cui germoglia la vita”.[...]
“Il paesaggio ed il clima sono straordinari. Le estati dolcissime, mitigate dalla brezza che viene dal mare, precedono la stagione dell’autunno durante la quale le colline si ricoprono dei colori più vari e le sere si fermano sugli usci delle case ancora aperti per fare entrare gli ultimi bagliori del giorno. Le donne, che fino a quel momento stanno sedute davanti alle porte, rientrano per accogliere gli uomini che tornano dalle campagne, ed il paese piomba nell’oscurità della notte. Questo è il mio paese incantato di ieri.
Può sembrare un assurdo, ma noi bambini eravamo liberi, scorazzavamo per le strade senza la paura delle automobili, che non c’erano, in ogni angolo del paese qualcuno ti conosceva e ti sorrideva, e dappertutto ti sentivi a casa. In questi ultimi anni sono capitata spesso a Scandale nei mesi di ottobre e novembre e mi ha fatto impressione il silenzio quasi irreale che mi ha avvolto, l’assenza delle macchine sulla strada e dei giovani, le saracinesche dei negozi semiaperte, il via vai dei cittadini come cadenzati da ritmi magicamente rallentati e non è che mi piacesse di meno anzi, ogni volta ho la sensazione di ritrovare le mie radici perché io ho vissuto quell’atmosfera in altri momenti, molto tempo fa.
Ricordo il piacere che provavo camminando da sola sulle stradine del mio paese quando mi recavo a casa della nonna paterna, con la gente, per lo più altre mamme, che si affacciavano per chiedermi dove stavo andando, o come stesse la mia mamma, e non lo facevano per curiosità, era il loro modo per dirmi che potevo stare sicura perché c’era sempre sul mio cammino qualcuno che si occupava di me, della mia incolumità. Il progresso ha tolto ai bambini questo benessere per regalare loro altri piaceri, e non so chi ha tratto beneficio dal cambiamento”.
martedì 9 novembre 2010
lunedì 8 novembre 2010
domenica 7 novembre 2010
Il Casale di Scandale nel 1653
Questo documento, pubblicato su “
Per motivi di spazio, riporto soltanto le pagine iniziali.
Casale di Scandale
“Distante da Santa Severina miglia quattro, da Santo Mauro miglia tre, dalla città di Cotrone miglia diece, da Papanice miglia cinque, da Santo Giovanni Minagò miglia cinque, da Cutro miglia otto, dalla Rocca Bernarda miglia cinque, da Santa Maria d’Altilia miglia cinque, dalle Saline di Neto miglia quattro, da Catanzaro miglia 36 dove risiede
Talché l’introito avanza l’esito li quali servono