Il cimitero di Scandale in una foto di Maurizio Franco |
La vita oltre la vita (racconto
inedito) di Ezio Scaramuzzino
Avevo
poco più di venti anni allora e la morte era qualcosa di lontano dai miei
pensieri. A volte se ne parlava con gli amici, ma soltanto con toni leggeri, e,
quasi per esorcizzarla, preferivamo non prenderla troppo sul serio. Nelle
lunghe notti estive lentissime a trascorrere, dopo le interminabili partite a
poker ci si sedeva sui tubi poco prima del rione Villetta e capitava che
qualcuno prendesse il discorso, soprattutto
in occasione di qualche scomparsa prematura, che sembrava infrangere in
maniera inattesa ed assurda quelle che per noi dovevano essere le ferree leggi
della vita e del trascorrere del tempo. Ma durava poco, perché dopo qualche
minuto eravamo tutti annoiati da quei discorsi ed eravamo pronti a cazzeggiare
sulle vicende di tutti i giorni, con l’avvocato Barca che non finiva mai di
raccontare le imprese straordinarie della sua vita avventurosa.
Le
giornate allora trascorrevano lente e monotone a Scandale. Io ero studente
universitario ed insegnavo già nella locale Scuola Media, grazie ad una legge
che prevedeva l’utilizzo di studenti in mancanza di personale laureato. Al
mattino andavo a scuola, al pomeriggio studiavo per la successiva sessione di
esami universitari, correggevo qualche compito o preparavo le lezioni del
giorno dopo e poi avevo molto tempo libero a disposizione. Mi annoiavo
facilmente ed ero sempre alla ricerca di qualche emozione forte che desse un
senso alla mia vita e ne riempisse i vuoti. I miei amici, tutti più o meno
della mia età e pronti a spiccare il volo, erano sempre in attesa che la vita
potesse concretizzare i loro sogni e le loro ambizioni, e nel frattempo tutti
ci trascinavamo tra una partita a poker, qualche scorribanda notturna, qualche
caffè ai tavoli del Bar Centrale e, per qualcuno più fortunato, qualche fugace
e contrastato amore. […]
Parte
di un lungo articolo del prof. Ezio Scaramuzzino pubblicato sul suo Blog il 14
marzo 2017