domenica 23 gennaio 2011

Nicola Tiano, l’uomo dei baroni Drammis



A destra Nicola Tiano, conosciuto come “u zunicola i Santu”. Nella foto sotto, al centro, la maestra Luisa Cosentino in una foto del 1925 (Archivio Aprigliano).


In paese lo chiamavano “zunicola”. Lui diceva di essere il comandante del battaglione della morte. Il suo potere era nell’altro mondo con il quale manteneva un rapporto convenzionale di corrispondenza, avendo il mandato di selezionare le reclute per l’esercito d’oltre tomba, e di spedire la cartolina precetto ai “vecchi” di leva.

Quando morì suo figlio, un giovane sarto, non si scompose più di tanto e si giustificò dicendo che nella sartoria dell’esercito dell’aldilà avevano bisogno di un aiutante. [...]

Nella vita lavorativa era stato uno scaltro servitore del Barone Drammis. Come fattore e persona di fiducia aveva amministrato i beni della baronia. Per questo si reputava un pezzo particolare della già scarna borghesia di quel tempo. Uomo galante amava divertirsi e fare il don Giovanni.

Erano passati meno di trenta anni dall’unità d’Italia quando a Scandale venne assegnata la maestra essendo già obbligatoria la frequenza della prima e della seconda elementare della scuola statale. La maestrina venne da Catanzaro e si chiamava Luisa Cosentino. Una giovane dallo sguardo severo di poche parole e molto intelligente. Il barone mise a disposizione della maestra un locale per aprire la scuola perché venisse frequentata dai figli del popolo. Per suo figlio Guglielmo, il Barone pretese che le lezioni venissero impartite nel palazzo.

La maestra Luisa ogni giorno attraversava la piazza che porta alla casa baronale. Al suo passaggio, gli anziani seduti sui gradini del sacrato della chiesa matrice, si alzavano, si toglievano il cappello e salutavano, loro dicevano, la cultura.

Il nonno la incontrò nel palazzo e le fece una dichiarazione d’amore. Il barone fu perplesso nel dare consiglio alla maestra e si limitò ad avvertirla: “è un don Giovanni”.

Lei tenne sotto osservazione il suo spasimante che infinite volte le giurò fedeltà incondizionata. Si sposarono e il nonno perse il pelo ma non il vizio.


Il passo fa parte del capitolo “Briganti e baroni” del libro di Iginio Carvelli, Rughe di pietra, Rubbettino, Soveria Mannelli, Catanzaro, 1995.


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“Il problema del latifondo, di una casta dominante, di una popolazione senza terra e schiacciata da secoli – argomento rovente di questi tempi – vive in termini d’arte modernissimi attraverso una vicenda appassionante, nutrita da episodi veri desunti da un carteggio borbonico inedito e dai racconti raccolti dalla viva parola di un centenario di Scandale nel crotonese, Nicola Tiano, ultimo testimone dei fasti dei re borbonici e dei loro cortigiani calabresi”.


Introduzione al libro di Gian Paolo Callegari, I Baroni, Garzanti 1950.