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Il vaso
trabocca
Ma volete costringere gli italiani a scendere coi
forconi nei porti e per le strade per fermare i sempre più massicci arrivi
d’immigrati? Volete per forza incattivire un popolo in fondo mite, ricco di
umanità e comunque non xenofobo, scaricando sulla gente la patata bollente che
non riuscite a governare voi?
L’Europa scarica sull’Italia il dramma dei migranti
e il governo italiano scarica a sua volta sulla popolazione e magari sui
sindaci gli effetti devastanti degli sbarchi. Dieci, cento, mille civitavecchie
si profilano all’orizzonte se arrivano dieci, cento, mille navi che battono
bandiere europee, vanno a prendere dalla Libia migliaia di migranti per
scaricarli nei porti e poi nei centri italiani.
E i dementi, i demagoghi, i falsi umanitari ti
raccontano la singola storia di una donna incinta, di un bambino malnutrito,
per far commuovere sul caso particolare e dimenticare le dimensioni gigantesche
degli arrivi. Il dramma di un esodo distratto dalla storia toccante di una
persona.
Questa incoscienza assoluta delle conseguenze,
questa noncuranza dei disagi, dei disastri di gestire folle che hanno bisogno
di tutto, casa, lavoro, assistenza sanitaria, in un paese che se la passa male già per conto suo con le
case, col lavoro, con gli ospedali.
Un paese che sta cambiando faccia, che sta
sostituendo il proprio popolo, totalmente esposto alle invasioni perché se solo
obbietta scatta l’accusa di razzismo e xenofobia, con governi incapaci di
arginare, di reagire, di programmare.
Il mondo sbarca, l’Italia sbraca. Ogni tanto
qualcuno accenna una reazione, c’è sempre un Minniti di turno che ci prova, ma
viene sommerso dall’incapacità corale di prendere decisioni, dal blabla
catto-comunista, pseudoumanitario sull’accoglienza, e poi viene respinto dai
padroni cinici d’Europa.
In migliaia sbarcano ovunque nei nostri porti e noi
dobbiamo sorbirci pure gli slogan ormai insopportabili di Renzi, che un giorno
capeggia i boyscout della carità e un altro gioca a fare il masaniello e dice
aiutiamoli a casa loro. In ogni caso non producendo alcun effetto reale.
I media ci mostrano i singoli fotogrammi degli
arrivi e invece i governi dovrebbero avere una vista più larga e più
lungimirante: vedere il tutto e non la parte, capire quali folle si stanno
muovendo verso di noi, quante popolazioni sono in marcia per via dell’effetto
moltiplicatore degli sbarchi assistiti, giunti a buon fine.
Ma possibile che navi battenti bandiera di stati
sovrani non possano essere costrette a portare nei loro paesi gli immigrati che
vanno a recuperare sul posto?
Possibile che non siamo capaci di decisione, di
fermezza, di stabilire una volta per tutte un criterio e un tetto per filtrare,
accogliere a numero chiuso e a certe precise condizioni i nuovi arrivi,
partendo però dalla considerazione che siamo sull’orlo di una crisi di civiltà
e il limite è stato già varcato?
Possibile che non si è in grado di capire che le
frontiere sono necessarie per vivere, per garantire chi vive in un territorio,
e che siamo gli unici a prendere sul serio la retorica dell’accoglienza
assoluta, della società non aperta ma spalancata, in un mondo ancora pieno di
frontiere, di soglie invalicabili?
Non possiamo essere l’angolo ristoro del pianeta,
il ponte tra nord e sud del mondo. L’operazione che stiamo facendo non è
triton, frontex o come cavolo le battezzate, ma è operazione suicidio e si può
riassumere in un’immagine: stiamo versando il mare in una bottiglia, in un
recipiente che non potrà contenerlo.
E prima o poi traboccherà, con le conseguenze prevedibili.
Non è meglio essere fermi e severi oggi e riprendere il controllo della
situazione per non vedere tragedie e guerre di poveri domani, diventando teatro
di scontri, di odi reciproci, di ferocie respingenti contro assalti disperati?
Molti italiani, ed io tra questi, non hanno mai
nutrito alcuna avversione per i migranti e hanno sempre riconosciuto che se un
paese invecchia, non fa figli, è chiuso nel suo egoismo, deve poi fare i conti
con le migrazioni.
Ma qui stiamo superando il limite fisiologico di
sopportazione, il vaso trabocca e si potrebbe rompere da un momento all’altro.
Marcello Veneziani, Il Tempo 17 luglio 2017