Saverio Fera in una foto dell'archivio fotografico valdese |
Saverio Fera (1850-1915): figlio del sindaco di
Petrizzi (Catanzaro), un notabile liberale calabrese, a 16 anni andò volontario
con Garibaldi nella campagna del 1866. “Pezzo grosso della Massoneria” secondo
Giorgio Spini nel suo libro L’evangelo e
il berretto frigio. Storia della Chiesa Cristiana Libera in Italia, 1870-1904,
Torino, Claudiana, 1971, pag. 71 e sgg. “Bene ammanigliato con le consorterie
facenti capo a Crispi [Presidente del Consiglio e massone], decorato con
medaglia d’argento di benemerito della salute pubblica, per l’opera di
assistenza da lui svolta durante un’epidemia a Palermo, come se non fosse
abbastanza, giusto poco prima, aveva avuto persino la croce di Cavaliere
d’Italia”. Infatti, da quel momento, nelle cronache dell’epoca è conosciuto
come il “Reverendo Cavalier Saverio Fera”. Nel 1872 si convertì alla Chiesa
metodistica wesleyana, poi, aiutato dai suoi amici ottenne il decreto per
costituire la Chiesa evangelica italiana, abbandonandola a fine Ottocento per
passare alla Chiesa Valdese.
Nonostante fosse un fervente anticattolico ed
anticlericale, il 24 giugno 1908, alla testa di un notevole numero di massoni,
appartenenti al Rito scozzese antico e accettato che avevano un approccio più
conciliante con la Chiesa cattolica, guidò la famosa scissione massonica che dal
Grande Oriente d’Italia (GOI), passò a creare la Serenissima Gran Loggia
d'Italia, detta di Piazza del Gesù, dove era la sede. Adesso si è
spostata di 200 metri in una Via vicina.